Copertina 5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:40 min.
Etichetta:The Cosmic Peddler
Distribuzione:Electric Valley Records

Tracklist

  1. DWARVANAUGHT
  2. AMOK
  3. ABOLISH THE OVERSEER
  4. LET EVIL IN
  5. STONED WIZARD
  6. RUN THE NIGHT
  7. MERCHANT OF DEATH
  8. KARMIC DEBT

Line up

Non disponibile

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Sono texani, sembrano usciti dai primi anni ’70 i Peth,
sono un gruppo Heavy Psych che vuole conquistare gli amanti di sonorità Doom Metal, Hard Rock e Psych, il tutto arricchito con strizzatine d’occhio alle sonorità squisitamente americane a metà tra il Blues ed il glorioso Southern Rock.
Una formula che sulla carta mi ingolosisce parecchio, lo devo ammettere.

Ci riescono? Viene da dare una risposta affermativa seppur il voto in calce non sia esattamente lusinghiero, il che sembra una contraddizione, ma ragionando in maniera un po’ approfondita, contraddizione non è.
Partiamo dal presupposto che tutta l’estetica e le sonorità del gruppo sembrano provenire da un classico preso a caso partorito a cavallo tra il 1970 e il 1975: dal look molto freak dei componenti, passando per i suoni, le distorsioni, le strutture dei pezzi… tutto sembra rimandare prepotentemente a quel preciso momento storico del grande Rock anglo-americano.

Il problema è che seppur l’operazione sia formalmente riuscita, nella sostanza manca non solo la personalità, ma pure l’attualizzazione di queste sonorità.
Senza voler citare certo Doom Metal atipico (seppur vintage, leggasi il nome di Jex Toth), i Peth mancano tremendamente di personalità: si sente che sono cresciuti a pane Black Sabbath (dei primi 4 album probabilmente), ZZ Top e nomi analoghi, ma di loro mettono davvero nulla, con tanto di singer che per tutta la durata del disco scimmiotta Ozzy Osbourne.

Se è vero che la più grande forma di tributo è l’emulazione, è altresì vero che bisogna in qualche modo andare avanti e anche se si vuole tributare delle determinate sonorità, bisogna sforzarsi nel non fare una copia-carbone, sennò tanto vale riascoltarsi gli originali.
In tal senso complessi come Psychedelic Witchcraft, Bottomless, Lucifer o Blues Pills sono riusciti a fare decisamente di meglio.

Ai Peth non mancano certamente le capacità tecniche, spero quindi che se la loro avventura continuerà, sapranno fare un qualcosa di veramente “loro.”

Recensione a cura di Seba Dall

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