Il nuovo lavoro di
Bjørn Riis è meno scontato di quanto mi aspettassi. L’introduttiva
“Run” non vive di soli Pink Floyd (come il 90% della produzione del chitarrista degli
Airbag), ma strizza l’occhio al post-rock alternativo, così come le più compatte
“Descending” ed
“Everything To Everyone”, che hanno un debito anche nei confronti del primo
Steven Wilson.
Se la lunga
“Lay Me Down” sembra una versione ridotta dell’iconica
“Echoes”,
“The Siren” ha più di Roger Waters che di David Gilmour, sulla falsariga di quanto fatto in tempi recenti da
Tim Bowness. L’altrettanto ambiziosa
“Every Second Every Hour” tributa parimenti i
Marillion di Steve Hogarth e i
Green Carnation più soffusi, non senza alcune concessioni più muscolari che però convincono solo a metà.
Come già anticipato, un’uscita migliore del previsto che reputo però tutt’altro che indispensabile.
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