Quarto capitolo solista per
James LaBrie, ai più noto come il cantante/la rovina attuale dei Dream Theater. Questa volta il canadese ha stravolto un po' le regole, creando un album a quattro mani con
Paul Logue degli Eden's Curse e virando decisamente verso l'acustico, visto che in questo album quasi tutto è unplugged. Completano la formazione l'immancabile orgoglio nazionale
Marco Sfogli, il tastierista dei summenzionati Eden's Curse e, alla batteria, lo stesso figlio di James,
Chance LaBrie.
Come suona ordunque codesto dischetto?
Innocuo. Ecco la parola che mi è venuta in mente ascolto dopo ascolto. Le tracce sono morbide, cantate decentemente, considerato il range odierno di James, ed i musicisti fanno il loro bravo lavoro su canzoni non particolarmente ispirate o strabilianti, che scorrono via tranquillamente, perfetto sottofondo per il vostro giro da Mediaworld.
Qualcosa da notare, qualche spunto? No, niente, se non fosse James LaBrie sarebbe un album che passerebbe non notato dalla stragrande maggioranza, ma il formaggino invece suscita sempre clamore, e ha la storia alle spalle per poterselo permettere. Ma davvero, se vi va una cosina acustica e poco impegnativa va pure bene, ma ci troverete un cantante con un'estensione di un'ottava e poco altro, che si canta delle canzoncine appena carine, e per finire ammazza "
Ramble On" dei Led Zeppelin con una cover che meriterebbe l'estradizione. Boh, beh, bah.
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