Ovviamente la
Hammerheart Records non poteva di certo esimersi dal ristampare anche il secondo album “
After the fall from grace”, uscito originariamente un anno dopo il debutto. La formula è la stessa: doppio CD, sul primo il disco rimasterizzato e remixato, sul secondo l’originale, più il materiale bonus, che in questo caso consiste nell’EP “
Ride into the night” (1987), nel brano “
Mainline lover, (1991) e in due brani live, estrapolati da uno show del 1982.
Riguardo il valore della ristampa, nulla da aggiungere o togliere rispetto a quanto scritto per quella dell’esordio. Quindi, ancora una volta, poco utile ai più attempati di voi, molto più interessante per i neofiti, soprattutto per permettere a questi ultimi di capire come sia evoluto il sound dei nostri nell’arco di un disco solo!
L’abbandono del singer
Mike Smith coincide con l’affermarsi della leadership di
Christian Logue, che si occupa anche delle vocals, e il virare del sound verso sonorità heavy rock/sleaze. In realtà, più che di una mutazione, parlerei di ritorno alle origini, infatti se date un ascolto alle prime composizioni ella band, erano proprio queste le sonorità presenti. Ma sicuramente l’affermazione di band come Moltey Crue, Twisted Sister, etc, ha contribuito, all’epoca, a questo cambiamento, nella speranza, forse, di abbracciare una fetta di pubblico più vasta rispetto agli amanti dello speed metal.
Il secondo album, infatti, è in bilico tra reminescenze speed (“
Flesh and blood”, “
We came, we saw, we conquered”, oppure “
Age of innocence”) e brani più piacioni come “
Trial by fire” o la title track. Questa incertezza stilistica rende, senza ombra di dubbio, “
After the fall from grace” decisamente inferiore rispetto al suo predecessore.
Prima di chiudere, due parole veloci sulle bonus track. L’EP, come già detto, esce originariamente nel 1987. È la prima registrazione senza lo storico bassista
Brian East, e accentua ulteriormente il cambio di sound di cui abbiamo appena parlato. Da segnalare una versione speed di “
Burn” dei Deep Purple. Discorso a parte per “
Mainline lover” e i due brani live. Il fatto stesso che questo inedito sia apparso su una compilation intitolata “
American metal – heavy’n’dirty” la dice lunga sullo stile del brano, mentre i due pezzi live, ancora un po’ acerbi e incerti, fanno capire che, tutto sommato, sono quelle hard and heavy le radici del gruppo, facendo trarre la conclusione che in definitiva è stato proprio “
Master of disguise” la mosca bianca nella discografia del gruppo.
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