La scena metal finlandese è un po' una grande famiglia: tutti conoscono tutti, e le collaborazioni sono molto frequenti. Capita così che, quando
Jani Liimatainen, già dei Sonata Artica ed ora degli Insomnium, si decide a metter su il primo disco solista, la quantità di guests e amici che partecipano all'album sia davvero elevata. E c'è di tutto, da Björn “Speed” Strid a Tony Kakko, da Kotipelto ad Annette Olzon, e giù giù per una lista davvero enciclopedica.
I brani di questo "
My Father's Son" sono di base un esempio di heavy metal melodico, suonato e prodotto molto bene, con soluzioni di arrangiamento abbastanza standard per il genere, ma senza alcuna sbavatura. Il disco scorre via piacevolmente, ed ascoltare le varie voci alternarsi ai brani è un bel 'di più'. Anche per la band dietro codesto popò di cantanti, Jani non è andato per il sottile, se si pensa che la sezione ritmica è formata da Jonas Kuhlberg e Rolf Pilve!
Le canzoni alternano mid-tempos come la opener "
Breathing Divinity" a brani più speed come "
All Dreams are Born to Die", e speriamo che Kakko (che la canta benissimo) si ricordi cos'è il power metal fatto bene! Bello il lento "
Who are We", con un Kotipelto inaspettato, o "
Into the Fray" dove invece Timo si trova fra le mani praticamente una canzone degli Stratovarius! Lo stesso Jani si concede il microfono nella interessante "
Haunted House", insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti. L'album è piacevole, senza sorprese ma bello nel suo essere variegato e mai uguale a se stesso. Bel lavoro.
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