Contro ogni genere di fascismo, razzismo, violenza, terrore ed intolleranza: contro la politica e le religioni, considerate le vere radici di tutto ciò che è male. I teutonici Siegried tengono molto a specificare la distanza tra il loro concept basato sulla storia dei Nibelunghi e l’interpretazione del simbolica distorta dal regime nazista. Nessun legame dunque, ma del resto lo si può anche facilmente intuire dalla musica: un power metal tedesco molto spesso in fase di arrangiamento, potente e aggressivo, ma nello stesso tempo melodioso: una melodia, però, decisamente cupa e triste, non allegra e spensierata, ma piuttosto introspettiva e riflessiva. Violini e synth e odiscono trame classicheggianti che si intrecciano ai riffoni taglienti delle chitarre, alle ritmiche serrate, ma talvolta anche a deliziosi arpeggi. Come avrete sicuramente capito, ci troviamo ben distanti dal power metal alla Gamma Ray o a sviolinate di spensierata allegria. Il fardello è cupo e massiccio, maggiorato ancor più da un cantato in tedesco, molto secco, ma non freddo: due voci si intrecciano, una maschile e bassa, spesso con impostazione vagamente lirica, l’altra femminile, molto espressiva e coinvolgente, una vera perla. Drachenherz è un album decisamente ostico da far proprio ad un primo ascolto, al quale sembra piuttosto normale, con le voci in tedesco che non fanno altro che rendere più fredda l’atmosfera, ma dopo un paio di volte, ecco la musica entrare in testa, rendersi comprensibile, e le melodie vocali stamparsi in testa, a volte quasi come filastrocche bambinesche.
“Balmung” è l’intro strumentale, molto classicheggiante, che ci fa entrare lentamente nella giusta ottica per apprezzare l’intero cd. Scorrono i secondi e “Rheingold” esplode con la sua cavalcata iniziale, nulla di speciale, nulla di nuovo, forse il brano meno riuscito, ma i presupposti ci sono già tutti ed il ritornello è a dir poco coinvolgente. I cori non stancano ed i suoni non sono troppo pieni, in modo da lasciare all’orecchio quella soglia minima per potersi distendere e rilassare. Davvero d’impatto è l’inizio di Flagellum Dei, introdotto da un vilolino solitario, ma che poi si apre con un attacco molto aggressivo, poi l’arpeggio, il refrain…un cantato tormentato. Davvero degna di nota è la title-track Drachenherz, una perfetta sintesi delle potenzialità dei Siegfried, che come il nome stesso dice (sieg=forza, fried=melodia), riescono abilmente a coniugare forza e melodia.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?