Si chiamano
Remains Of Destruction, sono finlandesi e fanno power metal.
E quindi??? Dove sta la notizia???
Ci saranno diverse centinaia/migliaia di gruppi connazionali che suonano lo stesso genere, trito e ritrito!
Obiezione più che legittima, lo ammetto.
Anzi, vi dirò di più: se il power non riesce più a trasmettervi nulla, siete liberissimi di terminare qui la lettura ed evitare di entrare in contatto con questa nuova proposta musicale.
Ma se, al contrario, non avete ancora perso completamente la speranza e siete alla ricerca di qualche nuova formazione che sia ancora in grado di regalarvi emozioni genuine, allora lasciatevi inebriare dal debutto discografico di questa band proveniente da Helsinki, intitolato
New Dawn.
In questo lavoro c’è inevitabilmente molto dei “maestri finnici” Stratovarius (non tanto quelli classici ma, a sorpresa, quelli più recenti, del post-Tolkki, per intenderci) ma con più orchestrazioni, c’è qualcosa dei primi Sonata Arctica (ma con meno qualità, a dire il vero), ed una proposta musicale che potrebbe vagamente ricordare i connazionali (tanto per restare nella cara amata Finlandia) Celesty (a proposito, chi se li ricorda?) ma con un tantino di vigoria in più.
Insomma, un disco derivativo, non ci sono dubbi, ma suonato con tanto cuore e perciò in grado di trasmettere emozioni genuine, senza che queste vengano inquinate dai richiami del passato i quali, a loro volta, non sanno per nulla di stantio, ma risultano incredibilmente freschi, perché reinterpretati, secondo lo stile ed il gusto musicale dei
Remains Of Destruction che, sotto questo aspetto, dimostrano di avere grande personalità, a dispetto dell’inesperienza.
Tracce intense, con melodie profonde che entrano nella pelle e lasciano un solco nell’anima, come l’iniziale
Blood Moon, l’incalzante
Final Light, la title-track, l’aggressiva (con tanto di growl che ricorda i connazionali Insomnium)
Mastermind, o ancora la graffiante
Gaze Upon The Stars (una delle più incisive dell’intero disco), la seducente
Northern Stars, con la sua crescente emotività, supportata da un refrain semplice ma efficace, fino a chiudere, con le affascinanti
Silvery Fields e
From Shadows We Rise, le cui lyrics, di strettissima attualità, trattano del conflitto attualmente in corso in Ucraina.
New Dawn è quindi un disco brillante in cui, l’inevitabile (considerando il genere proposto) mancanza di originalità, viene compensata da una passione viscerale da parte di ogni singolo componente della band, capace di dar luogo ad un sound graffiante, emotivamente intenso e, per certi versi, intriso di quella tipica onirica magia che solo il power più puro è in grado di trasmettere.
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