I genovesi
Sator sono quanto di più pesante riusciate ad immaginare: propongono un extreme sludge/doom imbastardito con veleno post-metal, heavy come non ci fosse un domani. Per descrivere il loro album "
Cleansing ritual" posso immaginare una mistura anarchica di Electric Wizard, Bongzilla, Dopethrone e Neurosis, veicolata attraverso quattro brani molto estesi che si abbattono sull'ignaro ascoltatore come l'esplosione di un vulcano.
Pesanti e marci, pesanti e violenti, pesanti e stordenti, coniugate il concetto di pesantezza come volete. Distorsioni e vocals brutali, lentezze sepolcrali e ritmiche pachidermiche, catarsi distruttiva e parossistiche reiterazioni hypno-acide, un lavoro del genere è consigliato solo a chi è corazzato per i tonnellaggi da caterpillar ed i volumi spaccatimpani. Sound feroce come un saccheggio barbarico, dove l'unica via di scampo è la fuga disperata.
Fare distinzioni in questo gorgo ultra-doom è impresa improba, perchè si tratta di un disco dal quale farsi travolgere ed annichilire dal primo all'ultimo dei quaranta minuti. Si può sottolineare che "
On the edge" (dodici minuti) è una cavalcata terremotante tra sludge e post-metal con cambi di situazione sufficientemente fluidi per non sfiancare, che "
Ancient disease" è granulosa violenza allo stato puro (un mix tra Dopethrone e Eyehategod, con la voce di
Valerio che sembra acido muriatico nelle orecchie), che "
Solaris" è la versione malvagia ed allucinata di una saga spaziale farcita di riff Wizardiani provenienti da abissi di disperazione e dolore, ed infine che "
Murder by music" è l'episodio dalle caratteristiche più stoner-sludge riuscendo a suggerire il groove tossico di gente come Black Pyramid o Kylesa.
Totalmente votati ad uno sludge granitico ed urticante, i
Sator svolgono il proprio compito in maniera assolutamente efficace. Non sono innovatori e nemmeno adatti a coloro che cercano respiri melodici o articolazioni variopinte, ma sotto l'aspetto dell'impatto tetragono colpiscono come un meteorite. Consigliati ai fans del doom più caotico e sfibrante.
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