Seconda uscita discografica, intitolata
Shadow Way, dopo il debutto omonimo del 2019, per gli
All Things Fallen, creatura musicale partorita dalla mente del chitarrista svedese
Markus Sigfridsson, già membro dei più famosi
Darwkater e
Harmony.
La band, che può fregiarsi anche dell’apporto di musicisti navigati, come
Erik Tordsson (ex-End Of September, ex-7 Days) alla voce,
Leo Margarit (
Pain Of Salvation) alla batteria e
Raphael Dafras (
Harmony,
Falaschi ed ex-
Almah) al basso, dà alla luce un lavoro che, stilisticamente, ha moltissimi punti in comune con il sound degli altri progetti paralleli di
Sigfridsson.
Capita cosi di trovarsi dinnanzi a tracce graffianti, quali la opener
The Sentinel, ma soprattutto l’articolata
Rebirth o ancora l’orientaleggiante
Path Of Dismay che, pur partendo in sordina, con un andamento iniziale abbastanza lineare, crescono alla distanza, sia d’intensità che tecnicamente, diventando più complesse e conquistando cosi gradualmente anche gli ascoltatori più esigenti.
Le melodie sono sovente intime e malinconiche, brani poliedrici ed emotivamente intensi, come
Pandemonium e
Kiss Of Death, potrebbero avere quasi un effetto terapeutico sul proprio pubblico, essendo in grado di scavare a fondo, negli abissi più oscuri dell'umana coscienza.
Fin qua tutto bene ma, a conti fatti, non proprio benissimo.
Infatti, proprio mentre tutto sembra funzionare per il meglio, all’interno delle composizioni talvolta, il seme del progressive stenta a germogliare, venendo parzialmente o completamente soffocato da partiture che rimangono costantemente uniformi, dall’inizio alla fine della traccia, generando un melodic metal a tratti seducente, ma non sempre incisivo.
E’ questo il caso di
Narcissistic Ritual, Desert Of The Real o anche dela stessa title-track, tutti brani dall’andamento eccessivamente scontato e purtroppo, a tratti anche monotono che, nonostante delle melodie indovinate, non decollano mai veramente.
Nel complesso,
Shadow Way si rivela un lavoro discretamente piacevole, in cui emerge la qualità compositiva degli
All Things Fallen, nonostante la presenza di linee musicali spesso eccessivamente dirette ma, tutto sommato piacevoli che, nella maggior parte dei casi, si fondono con partiture più elaborate, per merito del lavoro di chitarra e tastiera (quest’ultima suonata sempre da
Markus Sigfridsson), il tutto si erge su delle solide fondamenta, grazie ad una sezione ritmica costantemente robusta.
Perciò, riassumendo in breve: ci sono enormi margini di miglioramento ma, per il momento, può anche andare bene cosi!