Nati nell'underground di San Pietroburgo più di dieci anni fa e passati attraverso fisiologici cambi di lineup, i
Veter Daemonaz riescono finalmente ad esordire con il loro primo album di lunga durata per la prestigiosa
Osmose che licenzia
"Muse Of The Damned", un concentrato di brutale, ma anche melodico, black metal dal taglio moderno.
La proposta del gruppo deve molto alla scena dell'Europa dell'est, Mgla soprattutto, per via delle dissonanze e della "corposità" del tessuto sonoro, caratteristiche che, fuse con richiami al death ed ai maestri nordici, fanno si che questo debut risulti un lavoro oscuro, violento, e pesante come un treno in corsa, sebbene, come ricordavo precedentemente, i
Veter Daemonaz non rinuncino ad un anima melodica, sempre malata, che innerva le canzoni rendendole eterogenee tra arpeggi notturni, sporadici ricami di tastiera ed un sorprendete ricorso a parti corali di grande efficacia.
"Muse Of The Damned" si giova, inoltre, di una registrazione perfetta che ci fa ascoltare, distintamente, ogni strumento e la voce brutale del singer oltre a dare ancora maggiore enfasi al muro di suono, alto e nebbioso, che il gruppo riesce a creare con il suo riffing ossessivo e atonale che penetra nel cervello dell'ignaro ascoltatore travolto, letteralmente, da una disarmante forza belluina che si abbatte su di lui lasciando solo morte e macerie.
Il vento soffia maligno, la tristezza dei momenti di quiete quasi fa piangere, le distorsioni feriscono ed il riffing tocca vette di
gelida poesia: questo è
"Muse Of The Damned", anche questa è la nera fiamma.
Lasciamo che bruci per sempre.
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