Ho un debole per gli underdog, i "perdenti", coloro che affrontano la vita sempre controvento in qualunque campo: nella vita di tutti i giorni, letterario, cinematografico, sportivo e soprattutto musicale.
C'è un pensiero molto bello che mi piace accostare a queste situazioni:
"
Dio affida le battaglie più difficili ai suoi soldati migliori".
Parliamo di musica quindi non c'è nulla di drammatico ma è indubbio che i
Darkane avrebbero meritato molto molto di più di quanto raccolto.
Pur non avendo mai raggiunto la notorietà di band quali
Soilwork, In Flames, Dark Tranquillity o Arch Enemy, si può affermare senza timore di venire smentiti che per sonorità, fantasia, tecnica e qualità di songwriting i ragazzi di Helsingborg hanno ben poco da invidiare ai loro contemporanei.
Ci sono voluti 9 anni per dare un successore all'ottimo "
The Sinister Supremacy" (
QUI la recensione del Glorioso Capo di Tutti Noi) ma le 10 tracce di "
Inhuman Spirits" sono valse decisamente l'attesa.
Il rischio che si corre rimanendo così tanto tempo fuori dal giro è una perdita di potenza e di spirito: ebbene i 43 minuti del settimo album di
Peter Wildoer e soci sbattono l'esatto contrario a forza di martellate nelle orecchie degli ascoltatori.
Non serve ribadire per l'ennesima volta quanto il quintetto non abbia niente da invidiare a nessuno a livello di tecnica al servizio delle canzoni: la stabilità della lineup - con alla voce ancora una volta
Lawrence Mackrory (che ha smesso di imitare altri) - è una garanzia che si perpetua dal 1998.
"
Inhuman Spirits" è
Darkane all'ennesima potenza, gonfio della fantasia, della tecnica, delle soluzioni intricate, della variazione di ritmo e soluzioni che hanno generato in passato capolavori quali "
Rusted Angels" e "
Layers of Lies".
Brani come "
Embrace the Flames", "
Inhaling Mental Chaos" e "
The Great Deceiver" sono thrash senza fronzoli, fatti della stessa furia che animava
Exodus o
Forbidden (altre band meravigliosamente perdenti); "
Inhuman Spirits" e "
The Quintessence of Evil" aggiungono partiture di synth donando atmosfera alle composizioni; "
Mansion of Torture" e "
Awakening" ammiccano al death melodico di Gotheborg mentre il granitico incedere punk di "
A Spiral to Nothing" è foriero di sicuro massacro in sede live.
E per non farsi mancare niente il disco si chiude con i 90 secondi pianistici di "
Välander".
L'assenza dalle scene ha fortificato i
Darkane, che con "
Inhuman Spirits" infilano un'altra gemma nella collana pressochè priva di imperfezioni della loro discografia; speriamo non sia l'ennesimo "perdente di successo" che rimarrà confinato al passaparola dei ricercatori di ottima musica.
Darkane - "
Inhuman Spirits"