I
Church Of Disgust sono nati nel 2010 in Texas per volontà del chitarrista/cantante
Dustin James e nel corso della loro carriera hanno pubblicato tre lavori sulla lunga distanza. I primi due, “
Unworldly summoning” e
“Veneration of filth” sono usciti per l’etichetta spagnola
Memento Mori, mentre per il presente
“Weakest is the flesh” la band entrata a fare parte del roster della bellicosa
Hells Headbangers Records, nota per essere una delle etichette più attive nella diffusione del verbo estremo della nostra musica favorita.
“Weakest is the flesh” è quello che si può definire, mutuando il termine pittorico, un lavoro di death metal di maniera.
Il metallo morto vecchia scuola del quartetto statunitense attinge a piene mani sia dalla scuola a stelle&strisce che da quella europea – specie nei passaggi più melodici – facendo riaffiorare, di volta in volta, ad un “vecchio e consumato ascoltatore” acts quali
Cianide, Brutality, Hypocrisy (quelli degli esordi),
Autopsy, Pesitlence.
Trovano quindi ampio spazio rallentamenti sulfurei, assoli melodici, d-beat, una base ritmica compatta come un muro, un growl cavernoso ma comprensibile e tanto mestiere così che, allo stesso tempo, è impossibile definire
“Weakest is the flesh” come un brutto disco così come non è contemporaneamente possibile definirlo imprescindibile.
I
Church of Disgust confezionano un prodotto sì valido e ben confezionato, ma che si consuma fin troppo in fretta lasciando nell’ascoltatore troppo poco per esser ricordato a distanza di qualche mese. Osare un poco di più non sarebbe una cattiva idea.
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