A distanza di ben 17 anni dal precedente EP
"Omnes Eiura Deos", si ripresentano sul mercato i molisani
Sakahiter, fieri portabandiera di un gelido
Samnite Black Metal (testi ed iconografia si rifanno alla storia dei Sanniti), con un nuovo EP di tre brani, anticipazione di quello che sarà il futuro full length, che non fa prigionieri e non ammette alcun compromesso.
Del resto, il nome del gruppo, in lingua Osca, significa “che sia sacrificato”, e ciò si traduce all'interno di
"Legio Linteata" in un violento mix di black e death metal, entrambi di matrice svedese, costruito con ferocia e logica distruttiva e sviscerato nel corso di tre composizioni fredde come la neve della copertina, taglienti come lame, arrangiate con grande gusto e supportate da un riffing (vagamente thrash) che squarcia l'anima per la sua meticolosa rabbia e che trova il giusto contraltare in una sezione ritmica spietata e nelle urla disumane, ed efficacissime, dell'indiavolato singer.
In omaggio alla scuola svedese, i
Sakahiter riescono ad inserire, in questo maelstrom di brutalità, una nota "melodica" che conferisce al lavoro una atmosfera ancora più malsana e completano il quadro con una forte personalità chiaramente
italiana tutta da gustare, evidente, soprattutto, nell'uso variegato delle voci e dei cori.
Insomma,
"Legio Linteata", pur se di breve durata, è un lavoro da non lasciarsi sfuggire, sia per la sua elevata qualità, sia per la dedizione alla causa di un gruppo fieramente di nicchia come, ormai, ce ne sono sempre di meno.
Adesso, datemi il nuovo album per piacere.
ps: il bassista dei Nostri è il buon Roberto "Dulnir" Alfieri mio collega, da tanti anni, in redazione. Se la cosa desse fastidio a qualcuno, o se qualcuno pensasse che le mie parole derivassero da chissà quale "piacere" da fare ad un amico, beh vuol dire che non mi conosce e che, soprattuto, non conosce Metal.it
Che la fiamma arda incandescente ed accecante.
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