I
Razor sono degli inguaribili metallari del vecchio stampo, basta guardare la copertina di questo nuovo album, totalmente tamarra ed intrisa di metal che rincuora.
Ebbene si, perché ero stufo di ascoltare e vedere torme di bimbiminkia che pensano di darsi al genere duro tutti uguali, stessa pettinatura, tatuaggi, magliette fighe ma sotto sotto….il nulla.
Questi invece sputati fuori dai mitici anni ottanta tornano per bastonare sonoramente a colpi di speed/thrash come se fosse la loro ragione di vita, io adoro questi canadesi.
Nono album in carriera a distanza di venticinque anni dal penultimo e debutto per la grande
Relapse, un’etichetta di qualità assoluta per un certo tipo di suono.
Qui abbiamo dodici pezzi sparati a raffica di mitragliatore, grattuggiosi, violenti e senza nessun compromesso; qualche orecchio non troppo allenato li taccerebbe maldestramente di monotonia ma non è vero, basta ascoltare “
Jabroni” con quel riff serrato ed il cambio di tempo in un mid tempo ed i cori che fanno bella mostra ripetendo il titolo.
“
First rate hate” prende il la con una cavalcata thrashy con il buon
Dave Carlo orgogliosamente sugli scudi; il pezzo sul finale innesta la quinta per distruggervi la cervicale.
La titletrack dal riff cupissimo è devastante, tra cambi di tempo, riff ignoranti e grezzi e soprattutto tanto sudore per calibrare questo pezzo; composizione più lunga del lotto che sfiora i sei minuti.
La produzione è finalmente una produzione come si deve, senza trucchetti per rendere il suono più potente; sentire una batteria vera è una goduria per le mie orecchie.
Che dire se non che questo ritorno farà la gioia di quelli che sono cresciuti con un certo modo di concepire l’heavy metal, prima che il marketing selvaggio prendesse purtroppo il sopravvento, bentornati!
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