Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:46 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. LET IT RAIN
  2. FLOOD PT. 1
  3. NOTHING BUT THE TRUTH
  4. GIVE IT UP
  5. ALL GOD’S CHILDREN
  6. TAKE THE TIME
  7. FESTIVAL
  8. SWIPE UP
  9. HOLIDAYS
  10. WATCHER
  11. SHE CALLED ME HOME
  12. EVERY EVERYWHERE

Line up

  • Ty Tabor: guitars, vocals
  • Doug Pinnick: bass, vocals
  • Jerry Gaskill: drums, vocals

Voto medio utenti

Ma chi si rivede, i King's X!

Ben 14 anni separano il qui presente "Three Sides of One" dal suo predecessore "XV", ma non sono stati anni di inattività: la band è stata impegnata in vari tour, un live è stato pubblicato, ma decisamente era ora che Dug PInnick e soci tornassero a regalarci nuova musica.

La formula di questo nuovo album si discosta poco dai suoi predecessori, e può essere racchiusa nella parola "Alchimia". E' esattamente dalla fusione delle personalità e dei mondi interiori, esteriori e musicali di Dug, Ty Tabor e Jerry Gaskill che, da ormai 30 anni, nascono album che faticano a trovare una collocazione o un'etichetta, e che sanno includere elementi prog, fusion, suggestioni a volte industriali, altre beatlesiane su una sana base hard rock.

"Three Sides of One" è la perfetta epitome di quanto vado dicendo. L'album apre con "Let it Rain", hard e sporco come un brano dei Dead Daisies, per poi spingere su un riff cattivissimo (ma un brano stranamente delicato) come quello di "Flood". Tutto l'album sarà un saliscendi di intensità, e molte canzoni strizzano l'occhio a soluzioni care ai Beatles, e penso alla conclusiva "Every Everywhere" o "Take the Time"; dall'altra parte, i brani più muscolosi sono "Give it Up" o "Swipe Up", e molta varietà saprete trovare nei rimanenti pezzi che compongono una tracklist piacevolmente altalenante. Peraltro, è degna di nota la presenza delle voci di Ty e Jerry in misura nettamente superiore che in passato; i tre si dividono le vocal duties in modo più equo, scrivendo lyrics che, come spesso accadeva anche in passato, hanno a che fare con la relazione tra l'uomo e dio, e/o tra l'uomo e l'uomo stesso.

Non è di certo l'album del secolo, e la produzione (soprattutto la compressione esagerata del mastering) non mi fa impazzire, ma qui ci troviamo di fronte a tre signori musicisti, con una classe e una bravura che chiunque desidera, ed ascoltare finalmente un loro nuovo lavoro è motivo di gioia per chi ami il genere. Consigliati come sempre.



Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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