Tornano, dopo ben 16 anni di assenza dal mercato discografico, i napoletani Steel Cage, attivi addirittura dall’ormai (ahimè) lontano 1995!
La nuova release dei Nostri, intitolata Syndrome, ha avuto una lunghissima gestazione; pare infatti che le registrazioni fossero cominciate addirittura nel 2011, poi evidentemente, continui cambi di line-up (che hanno riguardato soprattutto la voce), pandemia e sfighe varie, hanno evidentemente posticipato l’uscita del disco di ben 11 anni!
Va subito fatto un breve inciso riguardante lo stile della band, spesso descritto, almeno in passato, come thrash/melodic-death.
Francamente, per lo meno in questo lavoro, il sound dei partenopei sembra virare decisamente verso un più morbido ed accessibile heavy-power, con qualche sporadica incursione in territori più aggressivi, senza tuttavia, perdere mai di vista la propria spiccata identità melodica.
Il primo indizio, in tal senso, ci viene fornito dalla label stessa della band, (la Sliptrick Records), non certo specializzata in sottogeneri estremi, inoltre, rispetto al disco d’esordio, il cantato è affidato all'ugola calda e suadente di una vocalist donna, ovvero la brava Silvia Nardoni, mentre il growl riveste un ruolo marginale, limitandosi a qualche coro o refrain, è il caso di tracce quali Welcome Obscuritas, Humanity Threshold, Saturn’s Moon o Revenge (Of Sanity). La sezione ritmica infine, ad opera di Marco Campassi (basso) e Genny “Machine” Eneghes (batteria) è, per lo più, regolare, anche se non disdegna di effettuare improvvise scorribande verso soluzioni più estreme (come in occasione della già citata Humanity Threshold, o della schizofrenica Blackest Pray).
Fatte queste doverose precisazioni, Syndrome si fa comunque apprezzare, soprattutto in virtù della sua palese e brillante componente melodica, che fa la differenza in ogni istante. Il disco può infatti contare, sin dall’iniziale Red Detonin’Pyre, ma anche nelle più aggressive Trusting Hysteria, Final Resistence, fino a giungere alla conclusiva Code 666, su delle armonie particolarmente coinvolgenti ed incisive, create ad arte dagli storici chitarristi, i fratelli Gianluca “Rage” e Giuseppe “Shadowreaper” Rungetti capaci, con le loro doti tecniche, di mantenere sempre alta l’intensità emotiva dei brani, dando luogo a atmosfere vibranti e talvolta oniriche (In-Static Mind).
In conclusione, se la sterzata stilistica degli Steel Cage può far storcere il naso ai fans della prima ora a causa di una leggera diminuzione dell'aggressività rispetto al passato, va comunque riconosciuto che, andando oltre le varie classificazioni e le nostre abituali “seghe mentali” sui parametri da rispettare nei diversi sottogeneri del metal, Syndrome è un disco, sicuramente non perfetto, con qualche inevitabile calo, ma qualitativamente valido e sotto molti aspetti riuscito, soprattutto per chi ama il lato melodico della band.
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