Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:45 min.
Etichetta:Sleaszy Rider Record

Tracklist

  1. DO IT NOW
  2. NOT EVEN LOVE
  3. LIES
  4. HELLRIDE
  5. WARRIOR
  6. 3RD TIMES A CHARM
  7. IN THIS SIGN
  8. OUT FOR BLOOD
  9. THE PRIZE
  10. ATTIA

Line up

  • Mike Santarsiero: vocals
  • Charlie Russello: guitar
  • Tony Garuba: bass
  • Carl Canedy: drums

Voto medio utenti

Carl Canedy non avrebbe bisogno di presentazioni, la sua pluridecennale carriera in campo musicale parla per lui. Ma per i più distratti, ricordiamo che da quarant'anni è l'anima della cult-band US Metal The Rods; che nel 1980 fu il primo batterista dei Manowar, sostituito prima della realizzazione dello storico debutto "Battle hymns" da Donnie Hamzik; che nella sua veste di produttore ha collaborato con nomi della rilevanza di Megadeth, Anthrax, Exciter, Helstar, Possessed. Direi che è sufficiente per comprendere il calibro del personaggio.
Adesso il buon vecchio Carl si ripresenta con un gruppo tutto suo, che porta il suo cognome. Reclutati tre veterani dell'underground metal statunitense (Mike Santarsiero alla voce, Charlie Russello alla chitarra, Tony Garuba al basso), pubblica questo "Warrior" per la label greca Sleaszy Rider Record.

Puro US metal diretto e superclassico. Dieci brani rocciosi ed anthemici, con l'inconfondibile mood melodicamente accessibile ed accattivante che caratterizza questa interpretazione del genere. Inevitabilmente, molto The Rods. Con l'aggiunta di una spolverata di epicità power americana, intesa nell'accezione ottantiana (Jag Panzer, Culprit, Omen, Liege Lord, ecc.). Quindi niente tastiere o tematiche fantasy da fiaba per adulti, ma solida cazzutaggine da guerrieri della strada e muscoli in bella evidenza.
Mid-tempo da headbangin' con il batterista che si ritaglia un ruolo da protagonista riempiendo ogni spazio di rullate, controtempi e ritmiche bombastiche. Davvero notevoli per intesità metallica pezzi come "Do it now", "Warrior", "Out for blood", dove l'atmosfera ricolma di sudore ed adrenalina risulta tanto tradizionale quanto rigenerante. Potenza machista ed orecchiabilità, il solito mix che continuiamo ad apprezzare dopo tanti decenni di musica.
Gli altri componenti della band non appaiono affatto comprimari: la voce ben impostata di Santarsiero regge in ogni situazione, anche negli episodi meno ispirati come il power evocativo "The prize" o nella rockettara ma un pò sconnessa "Attia"; la chitarra di Russello macina buoni riff ed assoli e il bassista Garuba offre un concreto appoggio al drumming rutilante di Canedy.
Non ci sono hit clamorose, ma il livello medio delle canzoni è più che sufficiente e l'album si dimostra compatto e coerente. D'altronde Canedy non rischia praticamente nulla, mantenendosi nei confini stilistici che conosce alla perfezione. Se paragoniamo questo lavoro all'ultimo dei The Rods ("Brotherhood of metal", 2019, SPV/Steamhammer), da me recensito, non notiamo grandi differenze. Un pò meno speed ed un pizzico di maggiore feeling melodico, ma nella sostanza siamo molto vicini.
Quindi godiamoci la cattiva e tagliente "Hellride" o la torva, cupa e virile "In this sign" (dal retrogusto Manowar-iano), senza porci troppi problemi se l'originalità non è proprio ai massimi livelli. Sono brani che funzionano e ci riportano con la mente ai gloriosi primi anni '80. Di questi tempi può bastare.

Buon disco US classic metal, fatto da chi questo filone ha contribuito a creare. Niente di più, niente di meno.

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