Avvertenza: se soffrite di depressione o picchi ansiosi non ascoltate questo disco.
Ecco dopo questo avviso posso iniziare la disamina di questo terzo capitolo, è proprio il caso di dirlo, dei canadesi.
Il quartetto con questa opera ambiziosa non solo a livello musicale ma soprattutto concettuale aveva lanciato il guanto di sfida a chi nel metal estremo era rimasto fedele a certi canoni; invece qui i nostri hanno sempre più scavato in profondità alzando sempre gli standard con personalità.
Questo nuovo passo del concept è emotivamente cupissimo, amaro e fosco; gli interventi vocali in scream sembrano caricarsi di dolore e disperazione.
Non voglio fare il consueto “track by track” perché i brani sembrano un’unica traccia divisa per segmenti, dove i tempi non sono mai feroci tranne che nelle ultime due tracce dove ci sono sfuriate in blast beats o accelerazioni.
Quello che si percepisce anche a livello compositivo è che il male non è visibile, è strisciante, velenoso ma quando morde ti penetra e non se ne va più.
Le chitarre cercano di cucire una trama arpeggiata con melodie umbratili, dove il nero pare tangibile con la produzione cristallina che amplifica questa sensazione; un grande lavoro che potrei definire progressivo, dove per tale aggettivo si intende l’evoluzione di un suono.
Qui si va alla ricerca di trovare una progressione del black metal, non snaturandolo ma rendendolo ancora più letale e disperato, una corsa verso l’abisso.
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