Copertina SV

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:50 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. ALT LYS ER SVUNNET HEN
  2. BRODERSKAPETS RING
  3. NAR SJELEN HENTES TIL HELVETE
  4. SORGENS KAMMER
  5. DA DEN KRISTNE SATTE LIVET TIL
  6. STORMBLAST
  7. DODSFERD
  8. ANTIKRIST
  9. VINDER FRA EN ENSOM GRAV
  10. GUDS FORTAPELSE - APENBARING AV DOMMEDAG

Line up

  • Shagrath: guitars, vocals
  • Tjodalv: drums
  • Silenoz: guitars, vocals
  • Tristan: bass
  • Aarstad: keyboards

Voto medio utenti

"Stormblast" può essere a buon diritto considerato come una specie di enciclopedia del black metal, un trattato su come si possano scegliere suoni, atmosfere, melodie, strutture e concetti per creare opere perfettamente radicate nella tradizione norvegese. Testi scritti e cantati in lingua originale, foto nella neve con armi e abiti medievali... l'album - pubblicato nel 1996 - incarna un pò l'ideale nostalgico e per certi versi più intransigente della seconda ondata black. Già da "Alt Lys Er Svunnet Hen" si capisce come le tastiere per i Dimmu Borgir rappresentino le fondamenta della loro musica, ma non nella maniera minimale degli Emperor: Stian Aarstad da vita ad autentiche suite barocche, pregne di romanticismo, mai con troppe variazioni. Le chitarre seguono i tempi dettati appunto dalle tastiere, senza puntare in modo pressante sulla velocità, ma lasciando che la musica fluisca in modo levigato, naturale, evitando le forzature. L'album nella sua interezza trasmette un'idea di continuità davvero eccezionale, tanto da rendere gli ascolti completi quelli di maggiore valore emotivo. Questo aspetto dall'altro lato potrebbe anche trasformarsi in un'arma a doppio taglio, rendendo i pezzi troppo simili tra loro, ma Shagrath e compagni riescono a caratterizzare in maniera evidente le canzoni, evitandone la possibile omologazione. Ma lo strumento che in "Stormblast" fa veramente la differenza è la batteria, lasciata libera di esprimersi in maniera quasi individuale dai tempi, mai troppo sostenuti. Tjodalv, un musicista dalle qualità assolutamente invidiabili (per quanto mi riguarda il confronto con Nick Barker non esiste neanche...), riempie con la sua intelligenza artistica le melodie di fill, di improvvise accelerazioni che vivono e si consumano in pochi secondi all'interno degli stessi riff. Una lavoro del tutto imprevedibile, variegato e suonato con ottima personalità! Anche la voce di Shagrath, mai come in quest'opera, è in grado di rappresentare uno stile unico ed originale: quello screaming sofferto, a volte quasi sussurrato, che al giorno d'oggi ci siamo praticamente disabituati a sentire per colpa di scimmie urlatrici senza alcuna tecnica espressiva. Dieci pezzi che alternano sensazioni estremamente variegate, in cui una specie di epica malinconia fa da filo conduttore. Un album da ascoltare tutto d'un fiato, ripensando con tristezza a quello che di diverso (non brutto) i Dimmu Borgir ci propongono oggi. Ancora una volta siamo pronti ad assimilare le stesse notturne sensazioni che il capolavoro "Stormblast" è in grado di trasmettere.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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