Copertina 6,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2022
Durata:57 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. AT FIRST LIGHT
  2. THE CALL OF EDEN
  3. HALL OF SHAME
  4. SAVAGE LAND
  5. SOMEWHERE ELSE BUT HERE
  6. FREEDOM IS A ROOF MADE OF STARS
  7. ARCADIA (THE GREAT ESCAPE)
  8. THE ROAD TO SHANGRI-LA
  9. THE BONDING (PART 2) [THE BONDING OVERTURE; ALPHA AND OMEGA; THE ELEVENTH HOUR; ROUND AND ROUND; THE TIMELESS NOW - FINALE]

Line up

  • Lanvall: guitars, bass, keyboards, piano, bouzouki, bağlama, mandolin, pipa, percussion, hammered dulcimer
  • Sabine Edelsbacher: vocals
  • Dominik Sebastian: guitars
  • Johannes Jungreithmeier: drums
  • Steven Hall: bass

Voto medio utenti

Dopo qualche delusione di troppo, tornano gli austriaci Edenbridge, ormai da più di vent'anni un nome certo nel panorama symphonic metal europeo. La band di Lanvall e Sabine Edelsbacher raddrizza un po' il tiro, e ci presenta un nuovo album che sin dal titolo, "Shangri-La", vuole evocare scenari esotici e mistici.

La sostanza, per fortuna, è migliore degli ultimi deludenti capitoli: il nuovo disco è scritto e prodotto meglio, e sa essere più variegato, fornendo all'ascoltatore un buon motivo per ascoltare il brano successivo. Ma parleremo anche dei difetti, alcuni dei quali sono purtroppo strutturali alla band.

Si parte bene con "At First Light", brano carico di orchestrazioni e molto pomposo, per poi procedere con quella "The Call of Eden" che è uno dei singoli estratti. La scaletta ci proporrà brani più diretti e snelli, come "Hall of Shame", delicati slow tempos ("Savage Land", "Arcadia"), alternati a pezzi molto più magniloquenti ed arrangiati, ed in tal proposito merita ben più di una citazione la conclusiva "The Bonding pt. 2", ideale sequel del brano del 2013, ben 16 minuti di saliscendi che Sabine interpreta in coppia con Erik Martensson (Eclipse, W.E.T.).

Insomma, l'album c'è e funziona; quello che non va, alle mie orecchie, sono certe soluzioni armoniche davvero, davvero troppo scontate, progressioni di accordi che sanno di già sentito lontano un miglio. L'altro, insormontabile problema, purtroppo, è per chi vi scrive la voce di Sabine; un timbro troppo stridulo, una interpretazione mai memorabile, al netto di uno sforzo creativo encomiabile sulla composizione delle linee vocali. Purtroppo non c'è niente da fare, non mi prende e non mi prenderà mai.

Insomma, sicuramente meglio che in passato; se i difetti di cui vi parlavo non sono per voi ostacoli insuperabili, "Shangri-La" potrà fornirvi un'oretta di buon symphonic metal.



Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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