Dopo qualche delusione di troppo, tornano gli austriaci
Edenbridge, ormai da più di vent'anni un nome certo nel panorama symphonic metal europeo. La band di
Lanvall e
Sabine Edelsbacher raddrizza un po' il tiro, e ci presenta un nuovo album che sin dal titolo, "
Shangri-La", vuole evocare scenari esotici e mistici.
La sostanza, per fortuna, è migliore degli ultimi deludenti capitoli: il nuovo disco è scritto e prodotto meglio, e sa essere più variegato, fornendo all'ascoltatore un buon motivo per ascoltare il brano successivo. Ma parleremo anche dei difetti, alcuni dei quali sono purtroppo strutturali alla band.
Si parte bene con "
At First Light", brano carico di orchestrazioni e molto pomposo, per poi procedere con quella "
The Call of Eden" che è uno dei singoli estratti. La scaletta ci proporrà brani più diretti e snelli, come "
Hall of Shame", delicati slow tempos ("
Savage Land", "
Arcadia"), alternati a pezzi molto più magniloquenti ed arrangiati, ed in tal proposito merita ben più di una citazione la conclusiva "
The Bonding pt. 2", ideale sequel del brano del 2013, ben 16 minuti di saliscendi che Sabine interpreta in coppia con
Erik Martensson (Eclipse, W.E.T.).
Insomma, l'album c'è e funziona; quello che non va, alle mie orecchie, sono certe soluzioni armoniche davvero, davvero troppo scontate, progressioni di accordi che sanno di già sentito lontano un miglio. L'altro, insormontabile problema, purtroppo, è per chi vi scrive la voce di Sabine; un timbro troppo stridulo, una interpretazione mai memorabile, al netto di uno sforzo creativo encomiabile sulla composizione delle linee vocali. Purtroppo non c'è niente da fare, non mi prende e non mi prenderà mai.
Insomma, sicuramente meglio che in passato; se i difetti di cui vi parlavo non sono per voi ostacoli insuperabili, "
Shangri-La" potrà fornirvi un'oretta di buon symphonic metal.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?