L’ultimo
concept album del
Banco Del Mutuo Soccorso risale al 1972, anno dell’indimenticato
“Darwin!”, che aprì le porte del successo internazionale al collettivo allora guidato dal compianto
Francesco Di Giacomo.
Cinquanta anni dopo, è il fondatore
Vittorio Nocenzi - in collaborazione con il figlio
Michelangelo - a riprovarci con il qui presente
“Orlando: Le Forme Dell’Amore”, lavoro ambizioso (e non facile) incentrato sulle vicende narrate da Ludovico Ariosto nel celebre poema cavalleresco
“Orlando Furioso”.
Il rock progressivo spigoloso e marcatamente italiano della band emerge con forza nelle riuscite
“La Pianura Rossa” e
“La Maldicenza”, e fa il paio con i brani più avventurosi caratteristici degli esordi come
“Proemio” o la conclusiva
“Cosa Vuol Dire Per Sempre”.
La fluidità talvolta manca (è il caso della lunga
“Moon Suite”, comunque strumentalmente ispirata e impreziosita da momenti di rara intensità), e l’impressione è che spesso i testi prevalgano volontariamente sulla musica (
“Serve Orlando Adesso”, “Le Anime Deserte Del Mondo”), soprattutto nelle tracce più sofferte e bucoliche (penso a
“L’Amore Accade”, cantata da
Viola - la figlia di
Nocenzi - o a
“Come È Successo Che Sei Qui”).
Infine, episodi come
“Non Mi Spaventa Più L’Amore” (sorta di “prog tango”) o
“Non Serve Tremare” ci ricordano che ancora oggi il
Banco non ha paura di osare o di abbandonarsi a sonorità sognanti e lisergiche (ascoltate
“L’Isola Felice” o
“Non Credere Alla Luna”, che ha qualcosa di
“I Want You” dei Beatles).
Un buon modo per festeggiare i primi cinquanta anni di carriera del gruppo.