Assolutamente misteriosi, esordiscono per
Amor Fati gli australiani
Skare con un album che porta, semplicemente, il loro nome.
Cinque brani indissolubilmente legati al Black Metal della prima metà degli anni '90.
Cinque brani spettrali e gelidi che rievocano le sonorità di Emperor ed Obtained Enslavement per la loro vena sinfonica e i Perished per quella epica.
Cinque brani "scarni", dolorosi ed affilati come rasoi in cui il vento e la neve sono gli unici, veri, protagonisti.
"Skare" è la Tradizione di un genere.
Una tradizione costruita su atmosfere maligne, melodie di altri tempi fortemente disturbanti, voci che recitano oscuri rituali accompagnandoci verso l'astrazione dalla nostra dimensione corporea verso un nuovo senso dell'Essere.
Questo è il
Black Metal.
Meglio, questo era il Black Metal e
Skare lo omaggia con un album per nostalgici intenditori, ricco di sapori antichi ma resi attuali grazie ad una mano attenta in fase di composizione che non disdegna di sconfinare in ambiti funeral doom, sapori che vengono esaltati da inattese aperture ariose (cori, parti recitate e fughe di chitarra sono oro colato) che si schiantano contro il muro, congelato, di chitarre e tastiere, un muro alto e minaccioso che è l'essenza della tempesta e l'essenza di un album da non lasciarsi sfuggire per nessun motivo perché, ormai, merce molto rara.
Supremo e Misantropico,
"Skare" apre le porte all'inverno e lascia fluire le emozioni di questa stagione attraverso le sue note furiose e cariche di pathos.
Accogliamolo e custodiamone il prezioso valore.
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