Il matrimonio fra
Autopsy e
Peaceville è uno di quelli più duraturi e stabili all'interno del panorama musicale metal. Il binomio nato nel lontano 1989 con la pubblicazione del seminale debut
“Severed survival” si perpetua solidamente negli anni giungendo ai nostri giorni con l'uscita di
“Morbidity triumphant”, la nona perla di inediti della band di
Chris Reifert & Co., che segue di due anni la pubblicazione del live celebrativo uscito per il trentennale della band,
“Live in Chicago”, e ben cinque dalla ormai penultima fatica in studio, il più che buon
“Skull grinder”.
Se gli
Autopsy abbiano scoperto la ricetta dell'eterna giovinezza o qualche intruglio simile non ci è dato saperlo, ma se così fosse dovr5ebbero imbottigliarlo e venderlo anche a molti colleghi che condividono con loro la passione per il death metal perchè
“Morbidity triumphant” ci restituisce una band in gran spolvero, ispirata e capace di spargere purulenza come ai vecchi tempi.
Undci canzoni per poco più di quarantuno minuti di durata in cui il quartetto statunitense dimostra di avere ancora molta benzina in serbatoio, riuscendo ad essere, allo stesso tempo, marcia ed accattivante, trascinando l'ascoltatore nelle melmose profondità stigiane attraverso la Specialità della Casa, quell'iconico ed inconfondibile sound death/doom che ha ispirato una miriade di band.
Il lavoro delle due chitarre,
Eric Cutler e
Danny Coralles, iponotizza attraverso un riffing contorto che non disdegna anche felici incursioni nel mondo sabbathiane/stoner (v. “
The voracius one”, “Flesh strewn temple” e
“Skin by skin”), rallentando ed accelerando con precisa scelta dei tempi su cui le dilaniate linee vocali di
Chris Reifert, mischiando delirio e sofferenza, raccontano macabre storie rosso sangue come da tradizione.
I punti di forza di
“Morbidity triumphant” sono ben distribuiti all'interno della scaletta, così da tenere viva l'attenzione dell'ascoltatore. Personalmente l'accoppiata iniziale
“Stab the brain”/”Final frost”, la già citata “
Flesh strewn temple”,
“Tapestry of scars” e quel delizioso gioeillino posto in coda che prende il nome di
“Slaughterer of souls”, spiccano con decisione all'interno del lotto riuscendo a rimanere ben impresse fin dal primo ascolto.
Non mi resta altro che invitarvi all'ascolto di
“Morbidity triumphant” lasciandovi ammaliare dai morbosi effluvi in esso contenuti, brindando alla ritrovata giovinezza della band californiana.
100% DEATH METAL
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