Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:30 min.
Etichetta:Interstellar Smoke Records

Tracklist

  1. ...AND THE DRUIDS TURN TO SAND
  2. DEATH CARDS

Line up

  • Piotr Rutkowski: guitar, vocals
  • Bartosz Nauman: bass, vocals
  • Vincent Grabb: drums, vocals

Voto medio utenti

Il trio polacco Taxi Caveman non si pone troppi problemi ad osare. In questo "Galactic slope" piazza soltanto due brani, debordanti e chilometrici. Completamente diversi tra loro, come se fossimo in presenza di uno split tra due bands di diversa impostazione. Una risoluzione abbastanza ardita, che perlomeno ha il pregio di mostrare la duttilità e la varietà della formazione di Varsavia.
La prima traccia, "...And the druids turn to sand" (14 minuti), è un liquido e arioso trip space-psichedelico interamente strumentale. Toni morbidi, trasognati, rilassanti ed avvolgenti, che ci immergono in una atmosfera meditativa e cosmica. La struttura risulta molto jam-oriented, con forti richiami al desert rock sabbioso e notturno. Un brano che invita ad osservare il cielo stellato, ad immaginare orizzonti infiniti, quasi in uno stato di trance ipnotica. La chitarra di Piotr Rutkowski disegna arabeschi ritualistici a ruota libera, sul genere degli Earhtless ma molto più leggeri e intimisti, mentre la ritmica accompagna con passo placido e reiterato creando un mood di rilassatezza narcotica. Un tipo di proposta che solitamente apprezzo, ed anche in questo caso lo ritengo buon episodio di genere. Però il trend è tirato un pò troppo per le lunghe e finisce per smorzare l'entusiasmo. Brano immersivo, ideale per serate di stimolazioni psicoattive.
Tutt'altra situazione in "Death cards" (15 minuti), dove i polacchi spingono sul pedale della pesantezza Sabbathiana aggiornata in versione sludge. Cupa lentezza, sinistra inquietudine doom, vocals che vanno dal pulito e salmodiante (genere Sleep) al rauco e sporco metal. Un macigno tetro, granuloso, distruttivo, con qualche eco Iommiano di troppo. Pezzo greve, ultra-heavy, che punta a stordire con riffoni lugubri e ritmiche pachidermiche. Anche in questo caso, però, la dilatazione temporale appare eccessiva rispetto alla fantasia del songwriting. Certamente un discreto tonnellaggio sludge-doom, ma ripetitivo.

In definitiva, i Taxi Caveman mi convincono a metà. Buona ambizione, due canzoni quasi opposte in tutto, performance onesta, ma si denota anche una certa piattezza generale. La mia impressione è che possano fare meglio, le basi ci sono.

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