Una sorpresa. Ecco così si è rivelato "
Through Waters, Through Flames" dei polacchi
Death Denied, infatti, visti i natali del quartetto, l'artwork e il nome della band mi sarei aspettato di dovermi difendere da furibonde bordate Death Metal, invece, qui siamo alle prese con una decina di brani all'insegna della loro dichiarata reinterpretazione del Southern Rock.
Una bella sorpresa. Infatti, i nostri lo fanno davvero bene, con intensità e personalità, e lo fanno sin dal loro esordio, L'EP "Appetite for Booze" del 2011, cui poi erano seguiti due full length, "Transfuse the Booze" ('14) e "A Prayer to the Carrion Kind" ('18), uscite che, se apprezzerete il loro ultimo parto discografico, sono meritorie di tutte le vostre attenzioni.
Quelle che catturano sin dall'opener "
The Apostate Soul", un brano dal DNA sabbathiano e con le due chitarre fortemente distorte, dove i
Death Denied non ricalcano pedestremente la lezione di baluardi del Southern Rock come Lynyrd Skynyrd, Molly Hatchet o ZZ Top, ma passano il tutto nel loro personale tritacarne assieme a marcate influenze Hard&Heavy che vanno dai The Black Label Society sino ai Down, passando da Danzig e Orange Goblin. Se la seguente "
High Priestess of Down Low", con l'intento di spingere sull'acceleratore e di spezzarne i ritmi si perde un po' per strada, tocca a "
Lesser Daemons" e "
Concrete Cathedrals" riallacciare i legami con le atmosfere Bluesy e Southern che ritroviamo sia nel guitarwork della coppia
Marek Kiemona/Rafał Powązka, sia nelle linee vocali, fumose ed alcoliche dello stesso
Powązka. Promossi poi tanto il taglio blueseggiante di "
Carnage" e i riff
zakkwyldiani delle ruvide e spesse "
The Machine" e "
Smoke, Soot and Solitude" (uno dei momenti più rappresentativi dell'album), quanto gli assoli distorti di "
Behind the Surreal" e "
Celestial Choir", brani ben sospinti dal drumming di
Wiktor Nestorko. E i
Death Denied non scherzano nemmeno quando è il momento di dilatare i suoni e portare ad oltre gli otto minuti la conclusiva "
Nocturnal", che intraprende viaggi astrali per poi inabissarsi lungo vortici sabbatiani, con rimandi agli Elecrit Wizard, e dove fanno capolino, senza essere pacchiani, anche il saxofono di
Mateusz Stawiszyński e le vocals di
Klaudia Henisz.
I
Death Denied confermano una invidiabile compattezza esecutiva e compositiva, riuscendo anche a mettere in mostra, a dispetto dei vari richiami fatti in precedenza, una discreta individualità, accompagnandola con una registrazione all'altezza ed un azzeccato artwork.
Non possono che esserne soddisfatti.
Gratulacje chłopaki.
Metal.it
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