Avrei giurato che i
Joint Depression fossero degli esordienti, prima di scoprire che hanno debuttato nel 2007 e il qui presente
“Projection” è in realtà il loro quinto album.
Non l’avrei detto, anche perché nel full-length in esame non ho percepito quella “maturità” che invece mi sarei aspettato da un gruppo navigato (almeno sulla carta).
Suona tutto molto anni Novanta, dalle composizioni essenziali alla produzione molto grezza, con idee che rievocano
Tool e
A Perfect Circle (
“When”, “Third Day”), e in alcuni momenti si potrebbe pure scomodare il rifframa nervoso di Jim Matheos e dei suoi
Fates Warning (penso in particolare a
“Deep Red”).
La voce di
Maria Liikanen - che non mi entusiasma - non aiuta a valorizzare brani che non hanno il tempo di svilupparsi a dovere (
“Deaf Blade”), anche quando ci sarebbe qualche guizzo pronto a smentirmi (è il caso della curiosa ballad
“Passenger Of Light” o della sofferta
“Dimensions”, dal finale sciagurato in fade).
Gli album brutti sono altri, ma l’impressione complessiva è quella di trovarsi al cospetto di un’uscita “fuori tempo massimo”.
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