Il secondo capitolo del concept album intitolato "
Dystopia", ed ispirato al celeberrimo "
Fahrenheit 451" di Ray Bradbury, ci permette di ritrovare i danesi
Royal Hunt esattamente dove li avevamo lasciati nel
primo capitolo... e non è una buona notizia.
Infatti, la creatura di Andre Andersen ricalca pedissquamente la formula che fu del predecessore targato 2020: soliti arrangiamenti pomposi e tastiere-centrici (com'è nel DNA della band), la stessa pletora di ospiti (Mats Leven, Mark Boals, Henrik Brockman, ed altri, praticamente tutti gli ex cantanti della band!), una buona sezione strumentale guidata dal funambolico Jonas Larsen alle chitarre, novello Malmsteen qui più castrato del solito, ed alla voce D.C. Cooper, vero e proprio pilastro inamovibile dei Royal Hunt.
Quello che invece funziona di meno (in questo album, come nel precedente) è l'afflato creativo di Andersen e soci, che sembrano continuare a plagiare se stessi, tentando senza successo di rinverdire fasti che ormai hanno tanti, troppi anni. Questa tendanza all'autocitazione diventa preoccupante quando, alle spalle, ci sono brani con ritornelli deboli, che più di una volta si perdono in convoluzioni strumentali troppo fini a se stesse, ed assolutamente non funzionali alla fruizione del lavoro.
Aggiungete a tutto questo suoni di batteria talmente triggerati che sembra di sentire la Roland TD-4, peraltro in un mix stavolta azzeccato e ben bilanciato, ed il mezzo disastro è dietro l'angolo.
Tutto da buttare quindi? No, non esageriamo. Qualche brano che ti faccia battere il piedino c'è, e penso a "Thorn in My Heart", "One More Shot" o la veloce "Scream of Anger", metal quanto basta e con arrangiamenti non eccessivamente soverchianti (però, anche voi, una strumentale di 14 minuti? Sicuri??). Ma bisogna ammettere che, come nel precedente capitolo, questo è un concept senza motivi portanti, senza connessioni tra i brani se non qualche rumore di bottiglie infrante e sirene in lontananza, che purtroppo dissipa quell'energia che pure è presente, qui e là.
Niente, la verità è che sono solo un inguaribile nostalgico, che con "Paradox" e "Moving Target" ci sono cresciuto e che non voglio ammettere, anche se dovrei, che quei Royal Hunt, quelli che mi hanno fatto sognare, non esistono più.