Sesto album per i finlandesi e questo nuovo album è la prima parte di una trilogia iniziata con la seconda parte l’anno scorso con un Ep autoprodotto.
Si avete capito bene, stavolta gli ordini si sono invertiti con il secondo capitolo che ha preceduto il primo; questo concept è ispirato allo scrittore
Harri Linnera.
Quest’opera si traduce dal finlandese come “
Sermone Dei Deceduti”, il metal estremo della band è corroborato dalla tipica e unica malinconia che è insita nell’animo scandinavo.
Si parte con l’apertura strumentale “
Johdanto”, poche note di tastiera e vocals riverberate insieme a rumori sinistri aprono i cancelli di questa composizione dove l’organo e le chitarre elettriche portano un’atmosfera lugubre e orrorifica.
“
Ihmismieli”, poggia su solide basi black metal con riffing a zanzara, tempi sostenuti di batteria e vocals urlate in screaming.
La produzione è volutamente sporca per dare qual senso in più di inquietudine che il genere richiede.
“
Kirous veressä pt. 1”, prende il via con un riff in tremolo su un tappeto ritmico in blast beat, la melodia è umbratile e triste.
“
Kunnia, Kärsimys ja Helvetti”, è potente, caotica e rabbiosa ma sempre con riff melodici e all’interno un cambio di tempo lento e di solenne brevità.
La seconda parte di “
Kirous veressä” ha un riff metallizzato e tempi medi serrati con un qualcosa di epico nella parte centrale che si scioglie nel doom con vocals che sembrano dei ruggiti di un animale ferito a morte.
“
Kuolon valtaama” è lenta, inesorabile e dolorosa; il lavoro della chitarra pur essendo di fattura estrema ha sempre una costante emotiva al suo interno.
Album estremo in tutti i sensi, che pur facendo parte della nera fiamma ha delle tipicità del popolo che l’ha composto, aspetto il terzo capitolo conclusivo, ma per ora, molto bene.
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