I liguri
SupaSonic Fuzz hanno alle spalle un primo album "Without.." uscito nel 2017, adesso pubblicano il secondo capitolo "
Cobracadabra". Psico-heavy-stoner a manetta, basato su energia e granulosità da rockers duri e puri. Un sound turgido, carico di pulsioni hard ed echi Kyussiani, di aggressività fiammeggiante e psichedelia a trama spessa. Una serie di brani intensi, entro i quali coesistono sciabolate di ruvido stoner e momenti più liquidi e hypno-desertici. Un pizzico di Dozer ed un pizzico di Earthless, tanto per fare un paio di nomi che accosterei alla formazione italiana.
Nel disco troviamo episodi da sbattimento totale, come il blueseggiante e nervoso strumentale "
Pork chop express" (una sorta di Fatso Jetson più tirati e nevrotici) o la rovinosa e Motorheadiana "
Rust in mud" sparata in faccia con attitudine quasi punk e bombastica come una scossa di terremoto. Anche "
Give me your blood" è un pezzo pulsionale e cattivo, maggiormente orientato verso il versante hard rock. Riffone da headbangin', ritmica martellante, acid-fuzz e vocals cazzute da party alcolico, classico episodio da battaglia fatto con passione e la giusta grinta da fuorilegge underground.
Poi ci sono le tracce più articolate e contaminate da massicce dosi di psichedelia dura: ad esempio "
Echoestorm" è un percorso molto vicino a quelli dei Kyuss, dove l'intensità ritmica ed il groove stoner vengono diluiti da incursioni nella psichedelia stordente, mentre "
Magura goose" è un carico slabbrato di rock pesante e distorto immerso nell'acido Hawkwindiano con l'urgenza dei tempi moderni. Supergroove stoner per la title-track, fresca rivisitazione dell'energia Fu Manchu con caratteristiche convulse da gara motoristica clandestina, invece la lunga "
Black ivy ghost" è il classico trip lisergico da dune desertiche che si dipana tra spirali jammistiche e fumi psicoattivi. Notevole l'apporto di
Martin, sia a livello vocale (pulito e graffiante da rocker consumato) che per le digressioni solistiche ed il rifferama incalzante e roccioso.
Certamente la band non inventa nulla, inserendosi comodamente nel classico tracciato del genere. Però il tiro e la grinta sono lodevoli, la robustezza epidermica del sound risulta costante ed è presente un certo retrogusto selvaggio ed istintivo che si contrappone a qualche eco di prevedibilità. I
SupaSonic Fuzz si dimostrano efficaci esecutori, onesti e appassionati (come quasi tutti i gruppi italiani di questo settore) e pur senza produrre intuizioni particolarmente sorprendenti meritano di guadagnarsi la fiducia dei fans stoner-psych. Buon disco, per un trio di connazionali che invito a sostenere nel loro percorso musicale.
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