Copertina 7,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2022
Durata:54 min.
Etichetta:Napalm Records

Tracklist

  1. HELLFIRE
  2. TO THE KING
  3. MONSTER
  4. LAST OF THE ENGLISH
  5. HEART OF RAGE
  6. ROW (INTO THE STORM)
  7. IMMORTAL
  8. SHAME
  9. THE RITE
  10. LEGEND UNTOLD
  11. AMARTA STRIGOI (BONUS TRACK)
  12. CRY THUNDER (BONUS TRACK)

Line up

  • The Tribune: vocals
  • The Viking: bass
  • The Spartan: drums
  • The Crusader: guitars
  • Morgana le Fay: vocals (guest)

Voto medio utenti

Avevo accolto con entusiasmo "Reborn", prima, e "Revenge", poi, per il loro Power Metal battagliero e sfacciato, accompagnato da quel look esagerato - e forse al limite del pacchiano - adottato dai quattro musicisti, ma con ben poco da rimproverare sul piano musicale.
Infatti, i Warkings sono una band, o forse meglio un side project, formato da quattro musicisti che bazzicano la scena da anni, il cui frontman The Tribune, è l'alias di Georg Neuhauser, cantante dei Serenity e più recentemente anche nei Fallen Sanctuary, anche se ammetto che al primo ascolto di "Reborn" avrei puntato maggiormente su Niklas Isfeldt dei Dream Evil. Ad accompagnarlo, tre musicisti che hanno in comune la militanza nei Souldrinker e nei Watch Me Bleed, infatti, il ruolo di The Viking è ricoperto dal bassista Chris Rodens, sotto l'elmo del batterista The Spartan c'è Steffen Theurer (anche ex Chinchilla ed ex Symphorce), mentre ad indossare la cotta d'arme di The Crusader scopriamo un navigato Markus Pohl dei Mystic Prophecy (ed ex Symphorce).

Se il terzo album, "Revolution", per via della presenza di qualche brano trascurabile e altri un po' sottotono mi aveva convinto meno dei due precedenti, ora "Morgana" rimette le cose a posto, segnalandosi peraltro come la miglior realizzazione dei Warkings, più completa a livello di songwriting e anche in grado di dare un'impronta maggiormente definita allo stile del gruppo.
Parte del merito, va sicuramente riconosciuto all'ospite Morgana le Fay (la cantante Secil Sen, dai Thwart e Death:Beyond) che si affianca a The Tribune per gran parte del disco, già a partire da "Hellfire", e di proprio i Warkings mettono nel carniere una decina di canzoni (più due cover come bonus), conferma del loro Power Metal epico e vigoroso, zeppo di cliché e soprattutto di ritornelli anthemici, immediati e ruffiani il giusto.
Nell'occasione l'opener è un episodio scattante e veloce, aggredito dalle harsh vocals di Morgana le Fay che raddoppiano quelle più melodiche ed ariose di The Tribune, vincente anche l'assolo piazzato da The Crusader. Squilli di fanfare e poi ordini militareschi ci instradano a "To the King" dove sono evidenti i progressi fatti dai Warkings tanto nel songwriting quanto negli arrangiamenti. "Monster" dove ritroviamo Morgana, è più serrata e convulsa, ed anche "Last of the English", pur maggiormente articolata, predilige il lato più ruvido dei nostri, che si rivelano meno aspri in apertura di "Heart of Rage", almeno fintanto che non giunge il momento ringhiare da parte di Morgana in un brano che, anche per le sue evocazioni arabeggianti, deve sicuramente molto ai Kamelot.
Nella sua linearità "Row (into the Storm)" riesce poi a mettere in risalto tutte le qualità di The Tribune (non che Neuhauser non ne abbia già dato prova nelle sue altre esperienze), mentre "Immortal" si rivela un brano tutt'altro che immortale e che nei suoi sali e scendi scorre via senza impressionare. A seguire cogliamo in "Shame" un solido approccio eighties e in "The Rite", dove si rispolverano passaggi orientaleggianti, il rinnovarsi dei richiami ai Kamelot, ma è con la conclusiva "Legend Untold", incisiva, ben strutturata e interpretata dalla band, soprattutto a livello vocale, che i Warkings danno il meglio di sé.
Completano l'album le due citate cover, "Armata Strigoi" e "Cry Thunder", giustamente inserite come bonus, un omaggio agli attuali compagni di viaggio nel "Wolfsnachte 2022" tour al fianco rispettivamente di Powerwolf e Dragonforce.

Tolte le maschere ed il cerone, "Morgana" resta un album che si ascolta più che volentieri, e che come già testato, ben calzante anche al contesto live.

Let's fight... Let's fight... Let's fight



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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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