Per chi ha quasi 50 anni, a maggior ragione se di Roma come il sottoscritto, leggere i nomi
Di Felice - Strizzi - Tauriello ovvero quello dei
Way Out rappresenta una sorta di tuffo al cuore nonchè un ritorno alla propria giovinezza. Non contenti di tanto amarcord, ci aggiungiamo
Marco Moretti dei
Savers che nel lontano 1999 diedero luogo a quel "
Victory's in Sight" e la storica "
Way to Asgard" e Dio solo sa quante volte io abbia urlato:
"Way to Asgard is waitin' for meeeeee"
Dall'unione dei quattro a fine 2019 nascono, in un periodo ahinoi decisamente poco felice a livello mondiale come quello pandemico, gli
Steel Flames che finalmente a metà 2022 pubblicano il loro album d'esordio omonimo per la
Ace Records.
Conoscendo il buon gusto e l'enorme esperienza dei nostri non avevo dubbi sulla qualità di questa nuova uscita discografica ma - lo ammetto senza problemi - non pensavo che gli otto brani proposti fossero così riusciti e trascinanti, oltre che prodotti e confezionati con la solita maestria.
Heavy metal di taglio squisitamente classico, su questo non v'è dubbio, ma gli Steel Flames reinterpretano tutto con personalità e variando molto di brano in brano, passando da canzoni più veloci e "scanzonate", con piglio hard rockeggiante, ad altre decisamente più massicce e di impatto, a volte di taglio cadenzato come la possente "
Eye of Tomorrow", decisamente una tra le migliori su cui spicca la potente ugola di Moretti, altre volte nettamente più movimentate e quasi thrashy nel loro incedere.
Produzione cristallina, lontana per fortuna dalle plasticosità odierne, gusto per le melodie e le linee vocali curatissima e specialmente degli assoli davvero da applausi per ogni brano che viene letteralmente incorniciato a perfezione dalla chitarra di Enzo Tauriello, quando tagliente quando epica e maestosa, senza dubbio tra le diverse marce in più di cui può vantarsi questo album.
Il disco scorre che è una meraviglia, tra echi di vecchi Dark Quarterer (la voce di Moretti in alcuni frangenti mi ha ricordato quella di
Nepi come nella nervosa "
Enslaved") ed una riuscitissima ballad "Lost Identity", con rimandi al
Dickinson solista, si giunge quasi senza accorgersene alla conclusiva "
Heart on Fire" che nel titolo racchiude e rassume tutte le intenzioni di una band autentica e verace come quella degli Steel Flames, ovvero quella di perpetuare senza indugio la gloria del più autentico ed immortale heavy metal, riuscendoci in pieno.
Gli estimatori del classic metal, in ogni sua forma, sono avvisati.
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