Il debutto degli
Arc Of Life non mi aveva entusiasmato, e, vista la stima enorme concessa ai prestigiosi membri del gruppo, attendevo questo “
Don’t look down” come una significante “prova d’appello”, puntando sul pronto riscatto di musicisti di comprovata esperienza e talento.
E invece, purtroppo, il mio speranzoso
cuoricino da
progofilo è costretto ancora una volta a subire gli effetti deleteri di una delusione, perpetrata da chi evidentemente non riesce a conferire la necessaria ispirazione a prestazioni esecutive tecnicamente ineccepibili.
Analogamente a quanto accaduto nell’eponimo esordio, nei solchi di questo albo ad emergere è un senso abbastanza spiccato di manieristico e “artefatto”, pregiudizievole anche per quanti adorano alla follia gruppi come Yes, Genesis e World Trade.
Gli arrangiamenti sofisticati, le suggestive e irrequiete variazioni armoniche, le avvolgenti pulsazioni soniche e le cristalline polifonie vocali, finiscono così per essere affossate da un’eccessiva patina formale e da strutture compositive spesso emotivamente poco efficaci, oltre che eccessivamente dipendenti dai succitati modelli artistici.
Un vero peccato, perché da
Billy Sherwood (Lodgic, World Trade, The Key, Conspiracy, Yes, …),
Jay Schellen (World Trade, Unruly Child, Hurricane, GPS),
Jon Davison (attuale voce degli Yes),
Jimmy Haun (Yes, Air Supply, Circa) e
Dave Kerzner (Sound of Contact) era lecito attendersi qualcosa di maggiormente intenso e “sentito”, mentre qua siamo di fronte ad un disco complessivamente incapace di lievitare oltre ad una (pur) ampia sufficienza, scontata e nello specifico, tenuto conto dei nomi coinvolti, abbastanza poco lusinghiera.
Non sono sufficienti, infatti, un paio di brani piuttosto riusciti come “
Real time world” e “
Let live” e alcuni brillanti passaggi della
suite autocelebrativa “
Arc of life” (una sorta di compendio di Yes / Genesis, alla lunga un po’ stucchevole …) per risollevare in maniera decisa le sorti di “
Don’t look down”, un altro esempio di come gli
Arc Of Life facciano fatica a canalizzare le loro straordinarie risorse di fenomeni del settore, attrezzati per incidere più efficacemente sui destini della musica
rock contemporanea.
Seppur disilluso, non mi rimane che confidare nel prossimo passo artistico di un gruppo dalle immense potenzialità.
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