Vi ho già annoiato con la "
storia della mia storia" (perdonate l'orrendo gioco di parole) con i
Soilwork parlandovi dell'undicesimo lavoro della band svedese "
Verkligheten", pertanto saltiamo i preliminari ed andiamo subito alla "ciccia".
E di carne al fuoco, diciamolo subito, in "
Övergivenheten" ne troviamo in abbondanza.
Se il significato del precedente disco era "realtà", il titolo del nuovo significa "
abbandono", sostantivo interpretabile in molteplici modi.
Personalmente, dopo svariati ascolti, ho deciso che ciò che si adattava meglio alle sensazioni trasmesse dalle 14 tracce dell'album era proprio l'abbandonarsi alla musica e lasciarsi trasportare dalla sua continua meraviglia.
Da quando hanno trovato la propria dimensione i
Soilwork non hanno più sbagliato un album ed anche questo non fa eccezione; solamente gli appartenenti alle schiere dei "
sommelier del metal" (citazione favolosa dell'amico e collega
Emiliano "Kalhyma" che designa chi storce il naso davanti a qualsiasi uscita di qualsiasi band che non sia il primo EP registrato in garage da sbronzi) riusciranno a denigrarlo ed a catalogarlo come mediocre.
In realtà in "
Övergivenheten" c'è tutto ciò che sono i
Soilwork oggi: brani più hard rock/aor come "
Harvest Spine", "
Death, I Hear You Calling" o "
Nous Sommes La Guerre" - cosa che non dovrebbe stupire vista la convinzione con cui
Björn "Speed" Strid porta avanti il progetto
The Night Flight Orchestra - accanto a pezzi tirati ed aggressivi in perfetto melodeath style come ""
Golgata" e "
The Godless Universe".
Ma come sempre sono i ritornelli il marchio di fabbrica dei nostri, ritornelli che si stampano in testa già dal primo ascolto e diventano familiari come se fossero sempre stati impressi nella nostra memoria; "
Electric Again" e la stupenda "
On the Wings of A Goddess Through Flaming Sheets of Rain" (a parere di chi vi scrive il pezzo migliore dell'intero disco) sono la testimonianza sonora di questa affermazione.
Superfluo evidenziare ancora una volta le prestazioni di tutti i membri della band, con il solito
Björn sugli scudi ben spalleggiato da un gruppo palesemente affiatato e divertito da ciò che sta suonando.
Volendo trovare qualcosa di negativo ho trovato superflui i 2 brani strumentali, "
Morgongåva / Stormfågel" ed il suo pianoforte in stile Dream Theater e "
The Everlasting Flame" che di fatto è la conclusione di "
Dreams of Nowhere" che diventa un pezzo a sè stante di circa 1 minuto.
Tutto il resto è ottima Musica, al di là dei generi e delle idee cristallizzate e preconfezionate.
Certezze assolute!
Soilwork - "
On The Wings Of A Goddess Through Flaming Sheets Of Rain"
R.i.p. David Andersson, gone but not forgotten.
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