Barabbas - La Mort Appelle Tous Les Vivants

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2022
Durata:58 min.
Etichetta:Sleeping Church Records

Tracklist

  1. LA MORT APPELLE TOUS LES VIVANTS (INTRO)
  2. JE SUIS MORT DEPUIS BIEN LONGTEMPS
  3. LE SAINT RIFF RéDEMPTEUR
  4. DE LA VIANDE
  5. LE CIMETIèRE DES RêVES BRISéS
  6. SOUS LE SIGNE DU NéANT
  7. MON CRâNE EST UNE CRYPTE (ET J'Y SUIS EMMURé)
  8. LA VALSE FUNèBRE
  9. LA MORT APPELLE TOUS LES VIVANTS (OUTRO)

Line up

  • Saint Jean-Christophe: drums
  • Saint Stéphane: guitars
  • Saint Rodolphe: vocals
  • Saint Thomas: guitars
  • Saint Alexandre: bass

Voto medio utenti

'La mort appelle tous les vivants...'

Inizia con il surrurare sempre più insistente di queste parole il nuovo album dei Barabbas, che prende il titolo proprio dalla frase sopracitata, secondo in una carriera che propria nel 2022 ha toccato i quindici anni di attività. Un periodo di tempo dove la band non ha pubblicato a dir la verità molto, se non un EP, un demo, e un debut album tutti nel medesimo anno, il 2014, per poi far passare 8 anni di silenzio e tornare in attività sul finire di quest'anno ormai vicino alla sua conclusione.

Non ci sono stati eclatanti cambi di lineup, se non per l'aggiuta di una seconda chitarra ad oepra di Saint Thomas, e la sostituzione al basso da parte di Saint Alexandre. E in effetti, se andiamo ad ascoltare con attenzione, quel quid in più che differenzia questo lavoro dal precedente 'Messe Pour Un Chien' è ben udibile e sopratutto con una maturità davvero impressionante.

La band non si spreca sulla durata del platter, che è anche più lunga rispetto al primo lavoro, rafforzando anche la componente malinconica e quasi di abbattimento trasmutata in esperienza sonora, dove ogni riff suonato colpisce al cuore con emozioni miste di dolore, mentre si discende negli inferni più neri. Sfido a non provare tutto ciò durante l'ascolto di pezzi come 'De la viande', o 'La valse funèbre', dove la band riesce anche con l'inserto di canti simil-gregoriani riesce a creare un'ottima atmosfera. La voce duttile di Saint Rodolphe, che per certi tratti mi ha ricordato quella di Scott Reagers dei Saint Vitus, è uno dei fattori di miglior riuscita del disco, la quale riesce ad adattarsi senza particolari sforzi a momenti dove si richiede più distensione, come una sorta di calma prima della tempesta, ad altri dove invece il suo tono rabbioso e impetuoso prendono il sopravvento, prendete 'Mon crâne est une crypte (Et j'y suis emmuré)' ad esempio.

Otto lunghi anni che son serviti ai Barabbas per crescere, perfezionare, sviluppare e sopratutto a progredire la loro proposta musicale, che appare già solo al secondo album ben precisa e indirizzata, senza il minimo tratto di confusione o disorganizzazione. Una release da ascoltare e riascoltare, da non ignorare per il fatto di essere ormai alla fine dell'anno, e nell'attesa di un'ulteriore prova da parte loro, tuffiamoci di nuovo nell'ascolto di questo buco nero di tristezza.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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