Nel terzo millennio per un gruppo emergente la “vita”, a differenza di quanto magari si potrebbe pensare, è tutt’altro che agevole … travolti come siamo da innumerevoli stimolazioni musicali istantaneamente disponibili e di facile fruibilità, attirare l’attenzione del pur avido pubblico
rockofilo è diventata un’impresa importante, una sfida ormai davvero molto impegnativa.
Oltre al talento e alla passione, è necessario avere determinazione, convinzione ed essere in grado di condensare le proprie qualità in pochi minuti di musica, perché si sa,
ahimè, il mondo d’oggi “gira” in fretta e la grande offerta non aiuta ad essere meticolosi nelle valutazioni.
E allora ben venga la scelta dei
Deep Town Diva di concentrare in un
5-tks Ep le diverse sfumature del suono che hanno deciso di proporre, una “roba” che potremmo circoscrivere nei confini di un
hard-rock ad “ampio spettro”, capace di assorbire, oltre all’influenza degli immancabili “classici” del genere, anche suggestioni maggiormente moderne e attualizzate.
Quello che troverete in “
Royal flush” è dunque un crogiolo sonoro abbastanza variegato e tuttavia coerente, che spazia dalle scorie
sleaze di “
Jager of jager” alle malinconie visionarie e catartiche di “
Wind back”, settore, quest’ultimo, in cui i quattro di Modena eccellono in maniera piuttosto spiccata.
Un senso elegiaco e intimistico che alimenta pure il magnetico
hard-blues “
Rising star” (con qualcosa dei RHCP nell’impasto …) e la suggestiva e avvolgente pigrezza
rootsy di “
Miles and bullets”, mentre in “
Snake bite” i
Deep Town Diva dimostrano di saper esibire piuttosto bene anche i muscoli, attingendo con competenza e temperamento dallo
stoner e da certe inquietudini tipiche del
new-metal.
Un ottimo esordio, insomma, che trasmette emozioni, irradia calore espressivo e induce l’astante a “volerne ancora”, incuriosito da un percorso artistico intrigantemente screziato e ricco di notevoli potenzialità … direi che la “sfida” è stata vinta.
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