"
Skulls of My Enemy" è il quarto album degli statunitensi
Resistance, formazione che avevo perso di vista sin dai tempi del loro esordio, "Lies in Black" (2005), che non mi aveva assolutamente soddisfatto.
Di acqua ne è passata parecchio sotto i ponti, ma i
Resistance hanno saputo tenere fede al proprio monicker tenendo la posizione e registrando un unico avvicendamento della line-up, con
Nano Lugo che ha rimpiazzato il chitarrista Ernesto Martinez.
La domanda ora è: "r
iusciranno a cancellare il brutto ricordo che serbo su di loro?"
La risposta è: "
assolutamente sì!".
I miglioramenti sono subito evidenti e tangibili, con i
Resistance che sembrano aver trovato l'ideale punto di contatto tra lo U.S. Power e lo Speed Metal, e così tutti le critiche che avevo riservato loro, dal songwriting, al guitarwork sino al cantato di
Robert Hett, vengono letteralmente spazzate via. Non so se è grazie a qualcosa che hanno mangiato, bevuto o ascoltato, ad ogni modo è indubbio che "
Skulls of My Enemy" porta alla mia attenzione una "
nuova" formazione in grado di dire la sua.
E i cinque californiani lo fanno sin da "
Valhalla Has Locked Its Doors", (che segue la brevissima intro "
Call to Arms"), dove dimostrano senza alcuna difficoltà di essere in grado di dire la loro e di poter tenere testa a quei gruppi cui possono essere accostati, come ad esempio i Metal Church, W.A.S.P. (in effetti,
Hett si piazza a metà strada tra Blackie Lawless ed il compianto Mike Howe), Flotsam and Jetsam o Meliah Rage.
Ma non si tratta solo di un fuoco di paglia, infatti, con "
On Dragon Wings" i Resistance riescono a mantenere lo stesso livello di qualità, con il basso pulsante di
Paul Shigo e le reminiscenze maideniane che si sposano con una concretezza nel songwriting ed esecutiva davvero invidiabile, per non parlare poi di quel refrain davvero azzeccato.
La quadrata "
Earthshaker" è poi esattamente quel terremoto musicale che prometteva nel suo titolo ma non gli sono da meno né l'urgenza di "
Nordic Witch" e tantomeno le rullate di
Matt Ohnemus che scuotono le fondamenta di "
Empires Fall", e se il refrain per una volta non è dei migliori, ecco che spetta alle chitarre di
Dan Luna e
Nano Lugo il compito di sferrare la zampata vincente.
Sul finire del disco, ecco che i
Resistance puntano ancora al sodo con la compatta "
Templar's Creed", dove si rafforza l'accostamento con i W.A.S.P. e con l'anthem priestiano "
Metallium", ma, giusto per stupire ancora un po', nel mezzo piazzano "
Awaken the Necromancer", mid-tempo ben strutturato con i cinque musicisti a dare il meglio di sé (riffs, cori, assoli, il cantato… ) e per questo, direi al pari di "
Valhalla Has Locked Its Doors", da segnalare come l'episodio più rappresentativo del lotto.
Ora non mi resta che andare a riscoprire tutta la loro discografia, a ritroso e sino al già citato (e deludente) "Lies in Black", per recuperare quanto di buono mi potrei essere perso nel frattempo.
Prima però mi concedo ancora un ascolto di "
Skulls of My Enemy"...
Metal.it
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