Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2022
Durata:40 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. CALL TO ARMS (INTRO)
  2. VALHALLA HAS LOCKED ITS DOORS
  3. ON DRAGON WINGS
  4. EARTHSHAKER
  5. NORDIC WITCH
  6. EMPIRES FALL
  7. TEMPLAR'S CREED
  8. AWAKEN THE NECROMANCER
  9. METALLIUM

Line up

  • Robert Hett: vocals
  • Paul Shigo: bass
  • Matt Ohnemus: drums, percussion
  • Dan Luna: guitars
  • Nano Lugo: guitars

Voto medio utenti

"Skulls of My Enemy" è il quarto album degli statunitensi Resistance, formazione che avevo perso di vista sin dai tempi del loro esordio, "Lies in Black" (2005), che non mi aveva assolutamente soddisfatto.

Di acqua ne è passata parecchio sotto i ponti, ma i Resistance hanno saputo tenere fede al proprio monicker tenendo la posizione e registrando un unico avvicendamento della line-up, con Nano Lugo che ha rimpiazzato il chitarrista Ernesto Martinez.

La domanda ora è: "riusciranno a cancellare il brutto ricordo che serbo su di loro?"

La risposta è: "assolutamente sì!".

I miglioramenti sono subito evidenti e tangibili, con i Resistance che sembrano aver trovato l'ideale punto di contatto tra lo U.S. Power e lo Speed Metal, e così tutti le critiche che avevo riservato loro, dal songwriting, al guitarwork sino al cantato di Robert Hett, vengono letteralmente spazzate via. Non so se è grazie a qualcosa che hanno mangiato, bevuto o ascoltato, ad ogni modo è indubbio che "Skulls of My Enemy" porta alla mia attenzione una "nuova" formazione in grado di dire la sua.
E i cinque californiani lo fanno sin da "Valhalla Has Locked Its Doors", (che segue la brevissima intro "Call to Arms"), dove dimostrano senza alcuna difficoltà di essere in grado di dire la loro e di poter tenere testa a quei gruppi cui possono essere accostati, come ad esempio i Metal Church, W.A.S.P. (in effetti, Hett si piazza a metà strada tra Blackie Lawless ed il compianto Mike Howe), Flotsam and Jetsam o Meliah Rage.

Ma non si tratta solo di un fuoco di paglia, infatti, con "On Dragon Wings" i Resistance riescono a mantenere lo stesso livello di qualità, con il basso pulsante di Paul Shigo e le reminiscenze maideniane che si sposano con una concretezza nel songwriting ed esecutiva davvero invidiabile, per non parlare poi di quel refrain davvero azzeccato.
La quadrata "Earthshaker" è poi esattamente quel terremoto musicale che prometteva nel suo titolo ma non gli sono da meno né l'urgenza di "Nordic Witch" e tantomeno le rullate di Matt Ohnemus che scuotono le fondamenta di "Empires Fall", e se il refrain per una volta non è dei migliori, ecco che spetta alle chitarre di Dan Luna e Nano Lugo il compito di sferrare la zampata vincente.
Sul finire del disco, ecco che i Resistance puntano ancora al sodo con la compatta "Templar's Creed", dove si rafforza l'accostamento con i W.A.S.P. e con l'anthem priestiano "Metallium", ma, giusto per stupire ancora un po', nel mezzo piazzano "Awaken the Necromancer", mid-tempo ben strutturato con i cinque musicisti a dare il meglio di sé (riffs, cori, assoli, il cantato… ) e per questo, direi al pari di "Valhalla Has Locked Its Doors", da segnalare come l'episodio più rappresentativo del lotto.

Ora non mi resta che andare a riscoprire tutta la loro discografia, a ritroso e sino al già citato (e deludente) "Lies in Black", per recuperare quanto di buono mi potrei essere perso nel frattempo.

Prima però mi concedo ancora un ascolto di "Skulls of My Enemy"...



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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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