Quinto album nell'arco di quattro anni per gli psycho-rockers britannici
Amon Acid, ai quali vanno aggiunti anche alcuni Ep. Il trio di Leeds mostra di possedere una certa tendenza all'iperattività produttiva, ma altrettanto di detenere un buon bagaglio di creatività ed uno spettro di soluzioni stilistiche piuttosto variegato e colorito. Il sound della band si dimostra più complesso della media del settore, trasversale nelle sfumature, talvolta un pò ridondante ma certamente ricco di stimoli interessanti. Stile magmatico, non immediato ma avvolgente, che origina dalla scuola doom inglese (l'atmosfera è generalmente ombrosa e riflessiva) ma si evolve attraverso contaminazioni fortemente psichedeliche, prog-stoner, post-rock.
Il presente disco è composto da nove lunghi brani, che vanno a formare una sorta di flusso acido complessivo pur rimanendo ben distinguibili tra loro. Ad esempio nell'iniziale "
Parallel realm" possiamo riconoscere il tocco narco-progressivo di gente come Dead Meadow o Harsh Toke, per la leggerezza nebbiosa e liturgica che permea costantemente la canzone. Già la successiva "
Hyperion", però, modifica la direzione: massiccia, cupa, battente, con chiare sfumature sludgy. Passo lento, roccioso, con un senso di tragicità marcato e vicino a certe cose di Cathedral ed Electric Wizard. In effetti il timbro vocale di
Sarantis Charvas ricorda il buon Lee Dorrian, pur se in versione maggiormente monotematica.
Non mancano elementi etnici, sottili richiami a melodie ritualistiche, vedi l'incedere ipnotico Sleep-mediorientale di "
Death on the altar" che ci immerge in una stuporosa marcia tra le dune di qualche deserto extra-solare oppure l'etereo mantra indiano "
Nag Hammandi" con i suoi risvolti da rito di evocazione di qualche misterica divinità pagana. Specialmente nel secondo pezzo emerge la componente sperimentale del gruppo, grazie all'utilizzo di sintetizzatori e ad un'attitudine decisamente neo-hippie. Qualcosa del genere caratterizza anche "
Mandragoras", ma in forma molto più heavy: un solido doom moderno, denso e impattante, ma con un rifferama dalla sfumatura mediterranea (zona Grecia/Turchia).
Bene la cupa e Wizardiana "
Demon rider", sludgy-doom torbido e drogato, mentre un paio di tracce sembrano riprendere con qualche modifica temi già sviluppati ("
Demolition wave", "
Ethereal mother") pur con una sufficiente efficacia psicoattiva ed un vago eco Hawkwindiano.
Rispetto ai dischi precedenti si nota maggiore coesione e meno propensione agli svolazzi acido-alternativi, senza peraltro rinunciare alle costruzioni spiraleggianti e alle atmosfere da trip oppiaceo. L'apetto vocale rimane un pò ripetitivo, cosa che nell'arco di oltre un'ora di musica può stancare chi non è avvezzo a questo filone particolare, ma occorre riconoscere che i toni salmodianti e mesmerici si integrano bene con un impianto musicale così votato allo stordimento cognitivo ed emozionale.
In sintesi siamo di fronte ad un lavoro di buona qualità, non eccezionale ma con vari spunti intriganti per gli appassionati del settore. Se vi piacciono i Vibravoid, i Datura4, gli Ape Machine, i Mountain Tamer, ed in generale la psichedelia heavy con decise colorazioni doom e allucinogene, gli
Amon Acid si dimostrano formazione convincente e in crescita.
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