Il quarto full-length della formazione di Los Angeles è un concept album che prende a modello la vita di un uomo moderno dagli obiettivi estremamente ambiziosi per rappresentare l’umanità nel suo complesso, incapace di ammettere il prezzo pagato per raggiungerli.
Musicalmente le coordinate sono quelle di un progressive metal molto “americano”, soprattutto nella produzione, tutt’altro che chirurgica. Se è impossibile non pensare ai
Rush ascoltando brani come
“Haden’s Fall” o
“Memory Fade”, è altrettanto vero che quando
Mark Baldwin e soci mostrano i muscoli gli echi sono quelli di
Savatage (
“Out Of The Mold”),
Fates Warning (
“The Calling”, “Vacant Throne”),
Queensryche (
“Drifting”, “In Stone”) e - un po’ a sorpresa -
Tool (
“A Crow In The Dark”).
C’è più di personalità in episodi del calibro di
“Trails Behind” (che mi ha ricordato l’alternative dei
Dream The Electric Sleep), della più elaborata
“Wake” o di
“Horizon”, traccia orecchiabile e con pochi fronzoli. Buone anche la spigolosa
“Calm Wind” (il rifframa fa un po’
Metallica) e la riuscita
“Believers”, che gioca sul contrasto tra strofe ruggenti e belle aperture melodiche nel refrain.
Non originalissimo, ma senza dubbio piacevole se si apprezzano i (tanti) gruppi citati.
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