Una buona dose di death melodico, a forti tinte thrash, ed un groove, quanto mai aggressivo, che affonda le sue radici nelle profondità più oscure delle viscere umane: ecco come può essere sintetizzato, in pochissime parole, il debutto discografico (assolutamente positivo) degli australiani Aviscerus intitolato, non a caso, Visceral Depths.
In realtà ovviamente, ci sarebbe da dire molto di più riguardo a questo buon esordio, caratterizzato da brani robusti e dalle trame articolate; spiccano, su tutti, Slightless Eyes, la strumentale Admist The Crushing Currents o ancora, No Reprieve che, per quanto siano dei pezzi che puntano decisamente molto sull’impatto sonoro, si reggono su strutture complesse e tecnicamente elaborate, senza perdere d’incisività.
I pesantissimi riffs, di matrice tipicamente thrash, ad opera di Kristian Climo, unitamente ad una sezione ritmica quanto mai corposa, per merito del duo Jesse Solich (basso) e Herb Bennets (batteria), trasmettono un senso di oppressione che concede assolutamente poco, o nulla, alle aperture melodiche, le quali però, vengono valorizzate da alcuni assoli, arpeggi o fraseggi chitarristici presenti qua e là nelle varie tracce, o per merito del breve, ma intenso, intermezzo Depths.
Tali atmosfere claustrofobiche, a cui contribuisce notevolmente la voce sgraziata ed atonale del singer Cody Bennet, raggiungono il loro apice in brani quali Guidance, Aninmus o nella conclusiva Scorched Plains.
Visceral Depths è un disco che, come si diceva all'inizio, sembra davvero scavare nelle profondità viscerali più remote dell’animo umano, tirandone fuori tutta la rabbia, le frustrazioni e le angosce e, da questo punto di vista, il disco riesce a centrare in pieno il suo obiettivo.
Laddove invece, a tratti, pecca questo lavoro è nella sua staticità; talvolta infatti, è palese la prevedibilità di alcuni schemi adottati dagli Aviscerus, la cui proposta musicale, in certi frangenti, appare troppo scontata e priva di sostanziali (ed opportuni) cambi di passo.
Detto questo però, è bene ricordare che è pur sempre un debutto (comunque apprezzabilissimo) e bisogna avere pazienza..insomma, “so’ ragazzi, si faranno!”
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