Eccomi qui a trattare con reverenza il nuovo parto creativo degli svedesi, il primo sotto le insegne austriache della
Napalm Records.
Sgombriamo subito i dubbi nell’affermare che dopo molti ascolti, i nostri non hanno mai sbagliato un colpo, anzi, hanno un ventaglio di ricercatezza che pochi musicisti hanno in possesso e soprattutto sanno distillare qualità sopraffina ad ogni uscita.
Basta sentire l’opener “
Austerity”, un’apertura che decisamente è metallica al punto giusto; qui basso, chitarre, batteria e tastiere vanno in una direzione unica dove il progressive metal è legge ma soprattutto ha un ritornello fantastico.
Menzione va al solo di chitarra pregno di pathos e gusto, ottima prova di
Anders Nystrom, come sempre peraltro.
Altro brano eccelso è “
Opaline” che è umbratile; la prova vocale è intensa e soprattutto non disdegna di flirtare con certo pop.
Si ho detto pop, basta sentire il ritornello di questo mid tempo che potrebbe spazzare via tutti i pupazzi del mainstream di casa nostra per lo stile.
Si riprende ad aumentare i gradi con “
Birds”, chitarre pesanti e tastiere che menano le danze.
La base è prog ma riletta in chiave molto personale, dove gli svedesi sanno bilanciare atmosfere con il proprio marchio indelebile.
La produzione è potente e cristallina, si riesce ad ascoltare ogni singolo strumento senza nessuna prevaricazione, personalmente forse trovo il suono della batteria un pochino “grosso” per i miei gusti ma sono inezie.
Una delle tracce che mi ha più colpito è “
Sclera”, anche in questo caso la formazione gioca sulla divisione piano/forte con strumenti accennati e pochi tocchi di chitarra per poi ecco farsi largo la melodia drammatica nel ritornello.
Altra caratteristica importante è quel mood malinconico sempre presente nel corso delle dieci composizioni che è insito nell’animo del popolo scandinavo.
Cosa c’è da dire in aggiunta se non che è un disco che conferma l’algida bellezza della compagine svedese, qui è tutto un piacevole viaggio sonoro, consigliatissimo.
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