Nemmeno un anno fa dava alle stampe "Raised On Radio", e ora
Ronnie Romero alza i toni e ci propone un nuovo capitolo del suo viaggio lungo alcune delle canzoni che più lo hanno influenzato, e l'aggiunta di "Heavy" nel titolo sta a rappresentare come la sua scelta si sia indirizzata verso la componente più Metal e meno Rock. Su "
Raised On Heavy Radio" troviamo così altre dodici cover, e se alcune potevamo aspettarcele, altre giungono assolutamente inattese.
Delle prime fa certo parte l'opener "
The Battle Rages On", mentre la successiva "
Metal Daze" prende in contropiede, dato che non era facile immaginarsi il cantante cileno nei panni del True Defender. Va anche detto che Romero se la cava alla grande su entrambi i brani, accompagnato nuovamente dall'ex sezione ritmica dei Lords of Black,
Javi Garcia al basso e
Andy C. alla batteria, da
Alessandro Del Vecchio alle tastiere (e pure con i compiti del produttore), mentre alle chitarre, oltre a diversi ospiti, può contare sull'aiuto di
José Rubio, con il quale
Romero una decina di anni fa aveva collaborato nei Nova Era, incidendo anche l'omonimo esordio. Le cose vanno più che discretamente anche alle prese di "
Turbo Lover", dove evita di provare ad emulare Rob Halford, facendosi accompagnare dal chitarrista giapponese
Nozomu Wakai dei Destinia (
Romero ha cantato sul loro ultimo lavoro, "Metal Souls"), ma poi perde qualche colpo in occasione di una "
Hallowed Be Thy Name" piuttosto di maniera e dove non riesce a ricreare il pathos di quello che a mio parere è uno dei capolavori assoluti del Metal, così come quando l'energia di una "
Fast As A Shark", pur cantata con fervore, rimane parzialmente inespressa. Si ritorna su binari d'eccellenza prima con "
No More Tears", personalizzata anche dall'assolo di
Gus G. e poi con una superba rilettura di "
The Shining" (tratteggiata dalla chitarra di
Chris Caffery dei Savatage) da "The Eternal Idol", primo album che vedeva la presenza di Tony Martin nei Black Sabbath.
Romero gioca poi in casa con "
A Light In The Black" dei Rainbow, recuperandola dall'immortale "Rising". Un po' a sorpresa, tra tutti questi reperti d'antiquariato ecco spuntare "
Kind Hearted Light" dei Masterplan, con
Roland Grapow che torna sul luogo del delitto, prima di andare sul sicuro con l'opener di Trilogy e confrontarsi con Mark Boals su "
You Don't Remember, I'll Never Forget". Altro giro di giostra e altra sorpresa, eccolo, infatti, ringhiare al microfono – e in maniera assolutamente convincente, anche sul piano strettamente musicale - di una "
The Four Horsemen" che avrebbe anche il compito di chiudere l'album, se non fosse per l'aggiunta di una seconda versione di "
Turbo Lover", aggiunta come digital bonus track.
"
Raised On Heavy Radio" non ha chissà quale potenziale radiofonico, mi ricorda piuttosto le cassette che preparavo ai "miei tempi", da sentire nei lunghi viaggi in macchina e dove molti di questi brani avevano trovato posto. Certo, qui di tratta di cover, ma tutto sommato
Romero si rende autore di eccellenti prestazioni. Non per niente negli ultimi anni è stato uno dei vocalist più apprezzati e anche per questo presente su svariati progetti, tra Lords of Black, Ritchie Blackmore's Rainbow, The Ferrymen, Sunstorm, Vandenberg, Michael Schenker Group, Destinia e pure una partecipazione all'Eurovision Song Contest 2022 con l'Intelligent Music Project.
E un motivo ci sarà.
Come pure quello di dare almeno un ascolto a "
Raised On Heavy Radio".
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