L’Australia può vantare le due razze di serpenti più velenose, il più grande rettile al mondo (il coccodrillo marino) e, da oggi, anche l’esordio discografico più letale di questo inizio 2023: “
Upon the Edge of Darkness” dei
Lumen ad Mortem.
Ok, l’
incipit della recensione è discutibile anzichenò, ne convengo; di tutt’altra caratura, invece, si rivela il disco in analisi, prezioso ricettacolo di
black metal ad altissimo tasso qualitativo.
Si parlava poc’anzi di esordio, ma il livello di autorevolezza, conoscenza della materia e credibilità che traspare da “
Upon the Edge of Darkness” -peccato per il titolo, invero banalotto- lascerebbe piuttosto pensare ad una corazzata di scafati militanti dell’estremo.
Già, perché nelle tracce di questo
debut nulla viene lasciato al caso, ed ogni dettaglio evidenzia maestria e talento da vendere.
Di certo, un notevole
boost alle composizioni viene fornito dalla spettacolare produzione, e da un
mixing fra i più equilibrati in cui mi sia imbattuto negli ultimi tempi. Giova poi una perizia strumentale ben al di sopra della media di genere (soffermatevi sul
drumming di
Matt Sanders, spettacolare pur senza andar sopra le righe), un utilizzo degli arrangiamenti e delle
keyboards encomiabile per calibro (leggasi: curato ma non ampolloso), ed uno
screaming di rara efficacia da parte del
singer Gregor Pikl.
Tutto ciò concesso, sono proprio le composizioni a stupire in positivo. Composizioni deliziosamente a cavallo tra antico e moderno, legate a doppio nodo al
black sinfonico anni '90 eppur davvero fresche e dinamiche.
Lasciatevi avvincere dai lugubri cori di “
Within the Smoke”, dalla memorabile cavalcata di “
The Voices from the Stream” (dotata di una porzione mediana da pelle d’oca), o ancora dalla solenne marzialità della conclusiva “
Narrow Paths and Stoney Ground”, e vi troverete presto, come il sottoscritto, soggiogati da un
album che incanta sempre più ad ogni passaggio in cuffia.
L’unico difetto che mi sento di attribuire ai Nostri è l’eccessiva insistenza con cui, di quando in quando, cercano di rimarcare la componente atmosferica della loro proposta, dilatando eccessivamente partiture che avrebbero giovato, al contrario, di maggior asciuttezza; si tratta comunque di un difetto veniale, che scalfisce appena la resa complessiva del
platter (anche grazie alla sua saggia durata: poco più di 40 minuti).
Non vorrei portar loro sfortuna, ma ho maturato la convinzione che se i
Lumen ad Mortem sapranno proseguire nel solco dettato da “
Upon the Edge of Darkness”, potranno diventare una stella di prima grandezza nel firmamento
black.
Non fatemi fare figuracce, mi raccomando…
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