Non so quanta visibilità potrebbero avere gli
eMolecule se il loro leader non fosse un certo
Simon Collins, figlio del ben più noto Phil. Bisogna però dare atto al talentuoso batterista di mettercela tutta per non rievocare il padre, tanto che
“The Architect” non ha davvero nulla da spartire né con i Genesis progressivi né con quelli da classifica.
Il suono è spesso elaborato e vigoroso, a cavallo tra gli
OSI e gli
Headspace (
"eMolecule”, “The Architect”, “Dosed”), con alcuni interessanti sconfinamenti in territori hollywoodiani e ansiogeni (
“Mastermind”, “The Turn”). I momenti più convincenti sono quelli in cui i riferimenti sono più attuali (penso a
“Prison Planet”, un po’
TesseracT e un po’
Caligula’s Horse) o quando si molla l’acceleratore per fare emergere alcune discrete linee vocali (
“Awaken”, “The Universal”).
“Beyond Belief” non avrebbe sfigurato in un disco dei
Pure Reason Revolution, mentre le conclusive
“My You” e
“Moment Of Truth” si muovono senza troppa determinazione tra pop e rock alternativo, con una coda pinkfloydiana nella prima e un finale inutilmente feroce nella seconda.
Per chi scrive, un’uscita come tante.
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