I
Sacrilege di Birmingham, da non confondersi con i loro omonimi di Ghillingham, nel 1985, dopo numerosi demo riescono a dare alle stampe il loro primo full-lenght: "
Behind the Realms of Madness" distribuito dalla label
Children of the Revolution.
I
Sacrilege sono una band che è stata attiva dal 1984 al 1989 riuscendo a pubblicare tre lavori per niente scontati – dato i tempi di cui stiamo parlando – e in seguito riformatasi nel 2014 sulla spinta dei vari revival. Sono una di quelle rarissime formazioni, soprattutto se pensiamo agli anni in cui sono emersi, ad avere al microfono una donna:
Lynda "Tam" Simpson; leader e fondatrice della band assieme al chitarrista
Damian Thompson.
Lo stile del gruppo si basa su un Crossover–Thrash decisamente proteso verso l'Hardcore e il Crust – per quel che riguarda il debut album che prendiamo in esame in questo articolo – mentre in seguito verrà mitigata la matrice Punk per dare più spazio al lato Thrash Metal della loro proposta; per poi giungere nel terzo e ultimo lavoro a sonorità di stampo Doom, le quali vedranno anche lo zampino di
Frank Healey, vero e proprio prezzemolo dell'underground estremo inglese (Napalm Death, Benediction, Cerebral Fix).
Le influenze principali dei
Sacrilege sono rinvenibili nella scena Crust/Punk britannica e nelle prime formazioni, come per esempio i Discharge, che iniziarono la fusione con gli elementi della N.W.O.B.H.M., influenzati in particolar modo dai Motorhead. Mentre i
Sacrilege forzarono ulteriormente il processo di fusione dei due generi portandolo nella direzione del Thrash, decisamente ispirati dai primi seminali lavori della scena della Bay Area. Analogamente a quel che avveniva, appunto, sul fronte americano nei medesimi anni con gruppi selvaggi dediti al Crossover come Suicidal Tendencies, Corrosion of Conformity, D.R.I., S.O.A.D., ecc.ecc.
Ritornando al nostro "
Behind the Realms of Madness", si tratta di un lavoro estremamente breve, composto di sole 6 tracce per un totale di 26 minuti, in cui l'Hardcore/Crust più furibondo fa da padrone a tutto l'album, ben miscelato con le partiture Thrash, in particolar modo grazie al lavoro di riff–maker svolto da
Damian. Il disco è monolitico nel suo incedere, e la forte componente Hardcore oscura un po' l'identità dei brani rendendone leggermente difficoltoso il riconoscimento. Non ci sono spazi per virtuosismi, solo cazzotti nello stomaco, anche se non manca un episodio lievemente più articolato come "
At Death's Door".
Il platter ha molta spinta, merito della notevole sezione ritmica messa in piedi da
Damian,
Tony May (basso) e
Andy Baker (batteria); sfido chiunque a non fare headbanging.
Sorprendente invece la voce di
Lynda, marcia e urlata più di molti suoi colleghi uomini...altro che gentil sesso!
La produzione è di buona fattura, potente e ridondante – raw al punto giusto – e ben amalgamata alla proposta che i nostri sciorinano in questi sei gioiellini.
Per quanto riguarda i testi ci troviamo di fronte ad una delle poche band estreme con brani socialmente impegnati, elemento ripreso dalla tradizione Punk. Prevalentemente sono testi che affondano le loro radici nella ribellione ad una società ingiusta; nella volontà di mettere in evidenza l'autodistruttività umana su scala sociale, sino a giungere ad evidenziare l'ampio divario di ricchezza tra le classi sociali, e in particolar modo tra i paesi ricchi e opulenti e quelli poveri, generato dal capitalismo selvaggio ("
Out of Sight, Out of Mind" e "
At Death's Door", per esempio).
"
Behind the Realms of Madness" è un album che non dovrebbe mancare nella collezione di un appassionato di Crossover/Thrash e di musica estrema in senso lato.
Nel 1985 i dischi Crossover si contavano sulla punta delle dita, basti pensare che il primo e ben più acerbo lavoro dei Suicidal Tendencies era datato 1983, così come i primi due album dei Corrosion of Conformity (1984, 1985), "Speak English or Die" dei S.O.D. (1985), ecc.ecc.
"
Behind the Realms of Madness" è figlio di un Dio minore, ma non per questo meno valido.
Recensione a cura di DiX88