Bel
passetto in avanti per
Chris Rosander, artista emergente della scena svedese (ma va?) al suo secondo
album intitolato “
The monster inside”.
Chi già aveva apprezzato il debutto “
King of hearts” ritroverà intatta la squisita pasta vocale della sua ugola (qualcosa tra
Bobby Kimball e
Göran Edman) e rileverà altresì un incremento importante nella qualità e nel dinamismo delle composizioni, focalizzate su quel misto di
AOR,
prog,
jazz, soul, funk e R&B che ha reso celebre “gente” come Toto, Chicago e MTB.
Musica “sofisticata”, dunque, ma al tempo stesso pregna di una
verve che rende efficace e appagante il trattamento di tutti i
cliché del genere, sciorinati con pregevole ispirazione e intelligenza.
Il contributo di sfumature tipicamente
hard-rock innerva un tessuto melodico assai accattivante ed è sufficiente ascoltare l’incalzante
title-track dell’opera per essere conquistati dalla carica espressiva di
Rosander e dei suoi
pards, capaci, poi, di avvolgere i sensi dell’astante nel velluto crepuscolare di “
Only hearts die young” e di assoggettarli con la pulsante e coinvolgente linea armonica di “
Nothing last forever”, brano tra i più emozionanti dell’intero lotto.
“
High on love” e “
The labyrinth” celebrano in maniera evidente (troppo?) l’arte leggendaria di Toto e Chicago, mentre “
This isn't new”, pur senza sconfessare i principali numi tutelari del cantante scandinavo, aggiunge all’impasto un
feeling elegiaco di notevole impatto emotivo.
I fremiti
blues n’ soul di “
Northern lights” arricchiscono di
groove le partiture di una raccolta sonora a cui “
When I'm gone” conferisce un gradevole afflato romantico e che con “
Broken soul” dimostra come il
rock melodico possa essere variegato e ombroso senza perdere di vista le necessarie proprietà adescanti.
In dirittura di arrivo della scaletta c’è ancora spazio per un’altra gemma di raffinata pressione melodica denominata “
Turn your heart to stone” e per la scalciante “
Little white lines”, una specie di fusione tra Dalton e Deep Purple
Mark III.
“
The monster inside” è certamente un prodotto musicale superiore alla media, che conferma
Chris Rosander tra le voci più interessanti della sua generazione, al momento probabilmente ancora un po’ troppo legato ai suoi inestimabili
Maestri, ma a cui i
fans del settore farebbero bene a garantire un’adeguata attenzione e un sacrosanto sostegno.
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