La nuova prova discografica dei
Creye sopraggiunge in questo inizio di 2023 a confermare il loro ruolo di “realtà emergente” della scena melodica internazionale e convalida l’asserzione, con buona pace di qualche detrattore, che la Scandinavia fornisce all’intero movimento un numero predominante di artisti fondamentali per la sua “sopravvivenza”.
“
III weightless” è infatti un altro accurato miscuglio di
AOR e
pop-rock e anche se non offre in realtà nulla di “nuovo”, riesce nell’intento di mettere a frutto gli insegnamenti dei profeti del settore senza apparire fastidiosamente manieristico, forte del talento di una
band assai abile nel “rinfrescare” quei suoni immortali e suggestionare senza troppe remore la mente e l’anima dell’ascoltatore appassionato.
Al raggiungimento dell’eccellenza assoluta manca, probabilmente, appena un pizzico di ulteriore profondità espressiva, ma alla fine sono veramente pochi i momenti del disco vagamente interlocutori (forse un paio, ovvero la passionalità raffinata e tuttavia un po’ posticcia di “
How far” e la solo gradevole struttura armonica di "
Pieces”), laddove sono sufficienti la linea melodica sontuosa e istantaneamente coinvolgente di “
Glorious”, le pulsazioni irresistibili di “
Air” (adatte anche alla radiofonia contemporanea) e il
refrain e le tastiere di “
One step away” per innamorarsi dell’opera.
Qualora la “scintilla” non sia ancora scoccata, a sollecitare con veemenza la combustione emozionale arrivano poi “
The game” e la
simil-pomp “
Weightless”, prototipi di come con la giusta aliquota di “freschezza” i nobili dogmi del genere possano cavarsela tranquillamente anche nelle convulsioni musicali del terzo millennio, aggiungendo all’occorrenza, vedasi quanto esposto in “
Spreading fire” e "
In the shadows”, dosi oculate di vigore sonoro.
L’animo romantico dei
Creye e tutte le doti interpretative dell’ottimo
August Rauer emergono con forza nel clima melodrammatico di “
Stay” e agli amanti delle accattivanti sonorità
synth-etiche e dedicata “
Dangerous”, in grado di stimolare le velleità “danzerecce” di ogni
rockofilo.
Ora che il “temibile” esame del terzo disco si può dire brillantemente superato, ai
Creye non rimane che impegnarsi per colmare quell’esiguo
gap che li separa dall’
Empireo del
Rock Adulto mentre a noi spetta, godendo del loro lavoro attuale, il gradito compito di sostenerli e accompagnarli come meritano nell’ambiziosa impresa.
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