Celestial Violence, uscito per la
Sleaszy Rider Records, rappresenta il sesto album in studio per i
Revoltons di
Alex Corona (chitarrista e ormai unico membro fondatore della band rimasto) che, ancora una volta, ha dovuto fare i conti con l’ennesima line-up rivoluzionata, considerando che in formazione, del precedente album, troviamo solamente lui e il batterista
Elvis Ortolan, mentre sono ben tre i nuovi membri:
Simone Sut al basso,
Antonio Boscari alla voce e
Carlo Venuti alla seconda chitarra.
Il nuovo lavoro dei friulani segue, di 3 anni esatti, il precedente
Underwater Bells pt.2, l’ambiziosa opera basata sulla tragedia del Vajont (luogo natio di
Alex) che, causa Covid, non ha avuto il risalto mediatico che avrebbe meritato; proprio la pandemia appena vissuta, con tutto ciò che ha comportato, è l’argomento principale attorno a cui la band costruisce
Celestial Violence che tuttavia, nonostante il legame esistente tra le varie tracce dal punto di vista delle tematiche, non rappresenta un vero e proprio concept, nell’accezione tradizionale del termine.
Questa nuova fatica discografica, le cui coordinate stilistiche andrebbero ricondotte genericamente ad un heavy metal di matrice abbastanza tradizionale, anche se “sporcato” da trame power, thrash e da alcune linee hard rock, potrebbe essere idealmente suddiviso in due parti distinte.
La prima metà del platter, nonostante un’indiscussa incisività, appare leggermente più descrittiva; qui infatti vengono raccolte tutte le inquietudini, i timori ed anche la frenesia che la diffusione improvvisa di questo virus ha generato. Tali sensazioni sono ben espresse dalle atmosfere tirate di brani quali
Escape Or Drown,
Generation Mask,
The Darkfall (con delle linee vocali ad opera del nuovo singer
Antonio Boscari, talmente aggressive da sfociare, in alcuni frangenti, addirittura in una sorta di growl), ma soprattutto dalla toccante semi-ballad
Nany John Skennon, che
Alex dedica allo zio, Giovanni Corona (colui che diede il nome alla band) il quale, dopo un’esistenza parecchio sofferta sin dall’infanzia, si è tolto la vita, proprio durante il lockdown forzato.
Vi è poi una seconda parte, introdotta dall’intermezzo
The Game, in cui la band riesce a sguinzagliare tutta la frustrazione accumulata in questi tre anni surreali, attraverso composizioni decisamente irruente, che fanno perno sul trittico
Reality is a Crime-Spiritual Monster-Cosmic Disabled, tracce crude, spiattellate in tutta la loro ferocia in faccia all’ignaro ascoltatore. Si tratta di brani che, dal punto di vista delle lyrics , mettono in risalto il concetto fondamentale attorno al quale ruota l’intero lavoro, secondo cui l’uomo, essendo l’unico artefice del proprio destino, ha paradossalmente creato, con le sue stesse mani, l'assurda situazione che sta vivendo, autoinfliggendosi una sorta di "punizione divina" o, in altri termini, di “violenza celestiale”, per l’appunto.
Sotto il profilo squisitamente stilistico è inevitabile che
Celestial Violence (il cui valore qualitativo cresce con l'aumentare degli ascolti) si riveli, all’interno della discografia dei
Revoltons, un lavoro molto più diretto rispetto a suoi predecessori, complice indubbiamente anche lo stile del nuovo chitarrista
Carlo Venuti, che si dimostra il partner ideale di
Alex Corona.
Sono lontane le sonorità prog di
Night Visions, il power di
Underwater Bells, oppure anche le profondità emotive raggiunte col precedente
Underwater Bells Pt.2 ma, del resto, i
Revoltons rappresentano una realtà piuttosto atipica nel panorama metal italiano.
In questi 23 anni di onorata carriera difatti, la band friulana, non ha mai seguito le mode del momento, cavalcandone l’onda e non ha mai ricalcato i medesimi schemi di un disco già scritto, ma anzi, ha abbracciato diverse soluzioni stilistiche all’interno del proprio songwriting, evitando cosi di dare luogo a degli album “copia-incolla” tra di loro.
Certo, questo ha comportato, da una parte il malcontento di alcuni fans, legati nostalgicamente alle sonorità degli esordi e spiazzati da determinate scelte ma, nello stesso tempo, i Nostri, preferendo seguire il proprio istinto, hanno sempre realizzato, come nel caso di
Celestial Violence, dei lavori di genuina bontà compositiva, continuando a percorrere, con fierezza, coraggio e spontaneità, la propria personalissima strada verso l’indipendenza e la maturità artistica, senza con questo, rinnegare il proprio passato ma anzi, ricordandolo sempre con tanto affetto, come lo stesso
Alex ha confermato nell’
intervista che ci ha gentilmente concesso.