Finalmente!Dopo lo splendido mini di
esordio, il duo svedese dei
Blodtår esordisce con il primo album di lunga durata e, come mi ero immaginato, ci regala una perla di Folkish Black Metal nella sua accezione più pura e violenta, scevra, cioè, da inutili orpelli ma nera come come la più nera delle notti e fredda come l'abbraccio di mani senza vita.
Tra le note di
"Det Förtegna Förflutna", rilasciato dalla sempre eccellente Nordvis, vive l'essenza di un genere e, lasciatemelo dire, di una intera nazione: tutte le melodie di questo disco rappresentano il Nord, ne esaltano l'aspra bellezza, ne raccontano i miti e la cultura, ci fanno immergere, dunque, nelle sue spire e ci ricongiungono con il black metal nel suo spirito più misantropico e sprezzante.
I
Blodtår incidono nove brani perfetti, incastonati nel ghiaccio, rigorosamente devoti agli anni '90 senza, tuttavia, risultare obsoleti, ricchi di pathos, guerreschi nelle micidiali accelerazioni che li attraversano, ma anche ricchi di armonie derivanti dal folklore svedese che sono meravigliosamente fuse in una colata di brutale incandescenza che, epica, ci porta indietro nel tempo e ci fa riassaporare l'immortale gusto del Viking di matrice Bathory ed il sapore, aspro, della vittoria.
"Det Förtegna Förflutna" non è solo un insieme di canzoni: è un inno all'emisfero nordico, un trattato di lacerante violenza che fende l'aria e ferisce le orecchie, ed è quello che sempre dovrebbe essere il Black Metal ovvero passione e sentimento.
Album assolutamente imperdibile per chi ama l'epicità estrema, fiera e magniloquente, in ogni sua inflessione.
Applausi scroscianti.
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