Il mercato musicale attuale è talmente convulso e saturo di uscite che a volte si finisce per dimenticarsi di nomi di livello, per i quali si era palpitato, auspicando per loro un futuro di successo ampio e capillare.
I
Miss Behaviour, per quanto riguarda il sottoscritto, appartengono a questa categoria, e dopo averli conosciuti e incensati grazie all’eccellente “
Last woman standing” (2011) e poi ancora apprezzati nel successivo, sempre ottimo, “
Double agent” (2014), erano stati da me “inspiegabilmente” trascurati nell’opera del 2016, intitolata “
Ghost play”, anch’essa, a quanto sembra, meritevole di grande considerazione (e che mi appresto a recuperare quanto prima).
A ridestare l’interesse per una formazione davvero valida e promettente ci pensa la
Pride & Joy Music, la quale però si rivolge alla ristampa dell’esordio degli svedesi, in origine pubblicato su Sunset Fox Records e diventato un autentico
collector item per intenditori del genere.
Il “genere” di cui parliamo è l’
hard melodico di tipica impronta scandinava, materia che i nostri già nel loro debutto dimostravano di conoscere piuttosto bene, innervandola con dosi misurate di
heavy più muscolare.
La voce (vagamente Kiske-
iana) di
Mattias Wetterhall (sostituito da
Sebastian Ross subito dopo quest’uscita) contribuisce a rendere maggiormente poderoso ed enfatico il suono di “
Heart of midwinter” ed è sufficiente ascoltare brani come le magniloquenti “
The shine” e “
Runaway man”,“
Dreams are cursed”, “
Precious time” o ancora la melodrammatica “
New horizon” (finale “scherzoso” escluso) per rendersi conto che l’
AOR nel 2006 non era l’unica fonte ispirativa della
band, in misura anche maggiore di quanto sarebbe avvenuto nel prosieguo della loro carriera.
Altrove, è la melodia nordica a prendere il sopravvento e quando ciò accade, vedasi "
Circles”, "
Make it your own way" e la Europe-
esca “
One heart in divide”, i
Miss Behaviour sviluppano meglio i prodromi del loro futuro artistico, fatalmente più “maturo” di quanto ostentato in questo pur assai piacevole prologo.
Insomma, la riedizione di “
Heart of midwinter” merita la giusta attenzione perché consente agli estimatori del settore di completare con una certa facilità la discografia di un gruppo di valore, su cui è assolutamente necessario puntare i riflettori, nell’attesa di un ritorno sulle scene a quanto pare imminente.
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