Nel passaggio tra gli anni '70 e l'inizio degli anni '80 ci furono uno stuolo di band (oggi dimenticate) che costituirono per prime il cosiddetto chic rock; praticamente precedettero i
Ratt o i
Dokken e compagnia bella ma non abitarono mai i piani alti delle classifiche americane. Band criminalmente sottovalutate come
Angel,
Starz,
Legs Diamond,
Teaze e
Trillion che vi sono già state presentate sulle pagine di Metal.it.
In questo contesto si inseriscono perfettamente anche questi newyorkesi
Mayday, autori di due pregiati album (
Revenge dell'82 è il seguito a questo debutto) ed è impossibile stabilire quale sia il migliore, visto l'alto standard di ambedue.
Due sono le stelle della band: il grande vocalist
Steve Johnstad, che a tratti non mancherà di suggestionare i fans di
Steve Perry e
Glenn Hughes, ed il chitarrista
Randy Fredrix (ex
Sun) che con i suoi solos cromati e lampeggianti marchia a fuoco '
Mayday'.
L'inizio è affidato a
Chicago Nights con le sue chitarre plananti ed un coro subito di grande impatto polifonico.
So Young, So Bad è il brano dei classici Starz di
Coliseum Rock rispolverato in chiave tecnologica e non per questo meno intrigante. Poi omaggiano la loro città con
New York City, grazie ad un granitico riff, tra i più duri dell'album, una speed song che strizza l'occhio ai primi
Riot, ed il pezzo include anche un ottimo assolo di Fredrix.
Loco Love prosegue con il suo heavy rock conturbante, abbastanza vicino proprio agli Starz.
Life In Space è la canzone più strana del disco, con le tastiere che dettano il passo ad un basso pompatissimo, per un incrocio tra rock e elettro-pop. Ma con
Love Affair si ritorna subito su sentieri più solidi, con un riff quasi di matrice primi
Ac/Dc.
Innocent Bystander è suadente e notturna, una semi ballad con arrangiamenti non scontati. Con
Getaway si torna a battere territori heavy e l'accostamento può essere sempre quello ai primi Riot di
Rock City, condita da un altro assolo al fulmicotone.
Familiar Faces ha un incedere che farà felici i fans dei
Kiss dell'era
Dressed To Kill.
Chiude
Once Upon A Time, la ballad del disco che, per il suono immacolato, può ricordare gli
Angel di
White Hot.
'Mayday' è un classico misconosciuto della prima metà degli anni '80, quando tutto doveva ancora cominciare.
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